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Tereglio
Tereglio arroccato sul colle
Tereglio antico castello medievale arroccato lungo la cresta di un colle della Val Fegana, posto a guardia di un antico sentiero di valico, utilizzato da sempre per il commercio con l’Emilia, deve la sua origine ad un primo insediamento ligure, come dimostra il ritrovamento avvenuto il secolo scorso di una necropoli ligure del III – II secolo a.C.La documentazione scritta che attesti l’esistenza del borgo antecedente al mille è scarsa, la più antica pergamena che ne contiene il nome risale al 856, nella quale il Vescovo di Lucca Geremia conferma la concessione di alcuni beni “in loco Terelio”, ai fratelli Domenico e Martino figli del fu Viliperto.
Il 6 settembre del 983 il Vescovo Teudigrimo, allivellò una parte di alcuni beni appartenenti alla chiesa di S.Giulia e S.Giovanni Battista (Pieve del Plebato di Controne), al Visconte Fraolmi del fu Fraolmi, appartenente alla famiglia dei Corvaresi, che l’amministrarono, fino a quando nell’agosto del 1047 il Vescovo Giovanni II pose fine in quella zona al “Feudum Corvariensium”, durante una sua visita a S.Gemignano di Controne, allivellò i beni dei Corvaresi ad altri personaggi non appartenenti alla famiglia, Tereglio venne concesso ad un certo Perizio e a Bonio del fu Bonio.
Dopo il mille ai primi tentativi di espansione dei lucchesi in Garfagnana, nel tentativo di sottrarsi al loro dominio i signori feudatari del castello cercarono rifugio e protezione presso il Pontefice, rimanendo così invischiato nel successivo scontro fra chiesa e impero che imperversò in tutta la toscana.
L’imperatore Federico II, per riconquistare le “Terre” garfagnine che si erano date a Papa Gregorio IX, nel 1240 inviò in Garfagnana alcune sue milizie spalleggiate dai lucchesi suoi alleati, sotto il comando del Marchese Oberto Pallavicino suo Vicario imperiale in Lunigiana, Tereglio come altri castelli furono costretti ad abbandonare la “Signoria Papale” di Gregorio IX e sottomettersi all’impero, in un atto del 4 settembre 1243 due consiglieri del comune di Tereglio, Arrigo da Tereglio del fu Morello e Guicciardo Alette, risultano versare al Pallavicino, come segno di vassallaggio un’imposta di 34 Lire e di 10 Soldi.
Con la riappacificazione fra chiesa e impero, i lucchesi offrendo denari a Federico II ottennero la giurisdizione sulla Garfagnana e per amministrarla la suddivisero in Vicarie, il castello di Tereglio venne inserito nella Vicaria di Coreglia istituita nel 1272. Dopo la morte di Castruccio Castracani grande condottiero e signore di Lucca, avvenuta il 3 settembre 1328, Lucca e l’intero Contado si trovarono alla mercè del miglior offerente, pisani e fiorentini la fecero da padrone per alcuni anni, la situazione si stabilizzò con l’arrivo a Lucca dell’imperatore Carlo IV di Boemia, che dopo aver liberata la città dal giogo dell’antiche rivali e come esclamarono i lucchesi in quei giorni “ERA FINITA”, l’8 maggio 1355 concesse la Vicaria di Coreglia a Francesco Castracane degli Antelminelli, erigendola a Contea, così Tereglio divenne una “Terra” della Contea di Coreglia trovando la pace per alcuni anni.
Alla morte di Francesco, il castello dopo una serie di accordi rimase in mano ai suoi figli che il 26 giugno del 1371 lo cedettero di nuovo ai lucchesi dopo aver ricevuto un compenso di 1.100 fiorini d’oro. Ala fine del 1429 iniziò uno dei periodi più tristi di Tereglio, i fiorentini approfittando della debolezza di Paolo Giunigi sperando d’impadronirsi della città inviarono Niccolò Fortebraccia e le sue truppe alla sua conquista, penetrati in Garfagnana per isolare Lucca dai suoi alleati del Contado assaltarono e saccheggiarono tutti i castelli che incontravano sulla loro strada compiendo ruberie e atti di violenza che gli stessi fiorentini definirono ignobili, Tereglio dopo essersi arreso subì la stessa sorte, e dopo tre anni di dominio fiorentino, quando nel 1433 ritornò lucchese la Repubblica gli concesse degli “sgravi Fiscali”per i danni subiti in quel tempo. La libertà appena riconquistata durò poco, nel 1437 i lucchesi accolsero Niccolò Piccinino e le sue soldatesche inviate dal Visconti contro Firenze, ciò spinse i fiorentini a riprendere le armi contro Lucca dando il comando delle operazioni al capitano Francesco Sforza che invase il Contado prendendo tutte le Terre lucchesi Tereglio compreso, per ritrovare il borgo definitivamente sotto Lucca e finalmente in pace bisogna arrivare al 1441 quando lo Sforza ritornò a Milano
Da visitare  L'intero borgo e la vicina Oasi Naturale Orrido di Botri
Altre foto        Vicolo n1       Vicolo n2       Vicolo n3
Porta Mezzana Torre campanaria Antico portone
L'antico castello di Borio
Il villaggio di Arborio, volgarmente chiamato anche “Bori”, sorgeva a poca distanza dal castello di Tereglio in Val Fegana, presso un antico sentiero di valico (reso rotabile nel XIX secolo dal Granduca di Toscana su richiesta della Duchessa di Lucca, Maria Luisa di Borbone l’infanta di Spagna).
Le sue origini ci sono sconosciute, ma probabilmente si sviluppò intorno a un piccolo insediamento Ligure, tracce di alcuni dei loro insediamenti, sono state rinvenute nelle vicinanze nel secolo scorso (Necropoli di Tereglio e di Albereta), le prime tracce documentate del villaggio, compaiono in un elenco delle chiese appartenenti alla Pieve di Loppia del X secolo (nel quale viene citato erroneamente “Burra” e “Buria”), la sua chiesa parrocchiale intitolata a S.Martino, la ritroviamo anche all’interno di un altro elenco, quello degli estimi delle chiese della diocesi di Lucca datato 1260, dove gli viene attribuita una rendita di 38 Lire, che nel catalogo del 1387 redatto dal Bongi (Inventario del R.Archivio di Stato in Lucca) scenderà a 5 soldi (in quel periodo il villaggio non esisteva più e la rendita era stata incorporata a quella della chiesa di Tereglio).
La data e il motivo della sua distruzione non ci è nota, ma la possiamo collocare verso la fine del XIV secolo, nel 1355 il borgo compare fra le Terre della Contea di Coreglia, istituita l’8 maggio da Carlo IV di Boemia in favore di Francesco Castracane (questa è l’ultima prova scritta della sua esistenza).
Nel 1385 il Vescovo di Lucca, istituì a Tereglio il Rettorato dei SS.Maria e Martino a conferma dell’avvenuta distruzione del Paese e in seguito alla sua scomparsa, la popolazione di Borio si trasferì a Tereglio, andando a formare un nuovo borgo “Bolla” presso la chiesa parrocchiale, venendo poi inglobato all’interno delle mura castellane.
Palazzo di Posta a Campo Buriano
La costruzione del palazzo, da adibire a locanda e posta venne decisa dalla Duchessa Maria Luisa Infanta di Spagna (l’ex Regina d’Etruria), durante una sua ispezione effettuata il 12 maggio 1822 ,al cantiere della via rotabile Tereglio-Foce a Giovo, il progetto realizzato dall’ Ingegner Marracci, fu presentato e approvato nel luglio del 1822 e il 3 agosto la Duchessa ne decretò l’inizio dei lavori, incaricando per la sua realizzazione Pietro Grotta da Lucca, concedendoli un anno di tempo.
I lavori nonostante la premura di Maria Luisa, iniziarono in ritardo (1823) e proseguirono lentamente, il 13 marzo 1824 Maria Luisa morì a Roma, mentre era di ritorno da un soggiorno a Napoli, dove si era recata per curarsi, a lei succedette il figlio Carlo Lodovico, che il 3 febbraio 1825 ordinò la sospensione dei lavori.
Dopo alcuni anni dall’interruzione e la liquidazione dei creditori Carlo Lodovico, decise di ultimare il palazzo per utilizzarlo come locanda e dogana (diversamente dalla madre locanda e posta), il Marracci il 12 dicembre 1825, inviò il preventivo  dei nuovi lavori al Commissario delle acque e strade, che quasi un anno dopo, autorizzò il suo completamento riducendo al minimo le spese, alla fine dei lavori il palazzo dalla Duchessa venne cosi suddiviso: l’area adibita a dogana comprese 9 stanze, utilizzate come uffici e appartamenti per il doganiere e la guardia, mentre all’area adibita a locanda vennero assegnate 8 camere, una sala, 2 camere per i meno abbienti, una stanza per la cucina e il vitto e una cantina.
 
Chiesa di S.Maria Assunta
     

All’interno della chiesa di Santa Maria Assunta, è presente uno splendido crocefisso ligneo, di Barone Berlinghieri (XIII sec.), l’immagine è dipinta a tempera, su una tela incollata sopra una tavola di legno. Anticamente questa croce, era nella chiesa di S.Martino, ubicata all’interno del castello di Bori (vicino Tereglio), ma in seguito alla distruzione del castello, avvenuta verso la fine del XIV sec., venne trasferita nella chiesa parrocchiale di Tereglio. Sul dipinto è raffigurato il Cristo, con ai lati due angeli, che sovrastano due scene della passione, la cattura e Maria al sepolcro. Oltre la croce, la chiesa ospita una tavola in legno, raffigurante l'Annunciazione, risalente al secolo XIV e una tela del XVII , dipinta dal lucchese Pietro Paolini, di pregevole bellezza e il soffitto a cassettoni..

 

Il "Fortino"

All’ingresso del paese, troviamo una porta del vecchio castello ( il Fortino), la porta era estremamente fortificata,  una serie di feritoie la rendevano inviolabile,  5 erano poste sopra la porta, DUE erano disposte ai suoi lati e altre FERITOIE erano collocate lungo le mura, a poche decine di metri dalla porta, da queste ultime i difensori, potevano controllare la stretta strada d’accesso al castello, che correva sotto le mura.

La strada della Duchessa
La Duchessa di Lucca Maria Luisa Borbone, l’ex Regina d’Etruria il 6 settembre 1819 da Bagni di Lucca, ordinò la costruzione di una via rotabile in grado di collegare le sue terre con il Ducato di Modena, valicando l’Appennino attraverso la Foce a Giovo
La Duchessa con questa nuova via commerciale, in grado di unire Livorno e i porti lungo la costa Tirrenica con il nord d’Italia, molto più corta di quella usata abitualmente in quei giorni (la Pistoia- Modena attraverso il passo dell’Abetone), sperava di trarne dei buoni profitti, ma fin dai primi giorni del suo progetto venne ostacolata dal Granduca di Toscana e dal Duca di Modena, quest'ultimo poco convinto della sua utilità e per paura di inimicarsi il Granduca di Toscana, che la giudicava una pericolosa concorrente per la Pistoia-Modena molto redditizia per lui, la sabotò non assecondando i disegni di Maria Luisa rendendola cosi poco comoda e sicura nel tratto di strada di sua competenza, che partendo da Foce a Giovo raggiungeva Ponte Picchiasassi, per poi innestarsi nella Pistoia-Modena.
Nonostante queste difficoltà Maria Luisa, portò avanti il progetto affidando la sua realizzazione all’Ingegnere Giacomo Marracci (con il Marracci collaborò anche un tereglino l’ingegner Lorenzo Barsotti), i lavori iniziarono il 1 ottobre 1819 e terminarono il 30 settembre 1824, la Duchessa visitò il cantiere più di una volta, il primo sopralluogo avvenne l’8 maggio 1820, Maria Luisa e il suo seguito vennero ospitati in due padiglioni appositamente costruiti, in località Campo Buriano (presso Tereglio), quel giorno dopo aver fatto colazione si recò in visita a Tereglio, assistendo prima di rientrare a Marlia, alla benedizione del SS.Sacramento all’interno della chiesa parrocchiale di S.Maria Assunta, il 12 ottobre 1820, compì il secondo sopralluogo arrivando fino all’Ospedaletto (località dove oggi sorge il rifugio Casentini) e due anni dopo il 12 maggio, fece ritorno a Campo Buriano, dove ordinò la costruzione di una locanda adibita anche a posta.
Prima della fine dei lavori per “reclamizzare” e “lanciare” la sua strada, il 23 luglio del 1823 da Bagni di Lucca con un decreto istituì a Campo Buriano una grande fiera annuale

 

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