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Coreglia Antelminelli | Coreglia Antelminelli Google maps |
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= Terra Lontana = Il giornalino di Ghivizzano | |||
Ghivizzano, è uno dei pochi borghi esistenti lungo la valle del Serchio, a mantenere quasi integra la sua struttura medievali, il suo castello sorto in epoca romana (anche se non è da escludere l’esistenza di una prima fortificazione Celtica dei Liguri-Apuani), sorvegliò per molti secoli, l’accesso alla parte superiore della Mediavalle del Serchio, in prossimità del piccolo “Canyon di Calavorno”, scavato nel corso dei millenni dal fiume Serchio, provocando il lento prosciugamento del grande lago detto anche di “Barga” (dal suo scopritore), che nel Pliocene si estendeva nel tratto di valle compreso, fra le odierne località di Ponte di Campia e Calavorno (circa 10 chilometri di lunghezza), mentre le sue acque arrivarono fino alla base del Duomo di Barga (400 – 450 metri di profondità). Intorno al 183 a.C. all’indomani della decisiva campagna militare romana, che permise ai romani di impossessarsi della Garfagnana e della massiccia deportazione nel Sannio (ne furono trasferiti ben 47.000), dei suoi primitivi abitanti i “Liguri-Apuani”, il Console romano Claudio Marcello, incaricato di costruire una via di comunicazione lungo la Valle del Serchio (la variante della via Claudia o Clodia Nuova), probabilmente per aggirare la zona lacustre compresa fra Calavorno e “Ghivizzano Basso”, giunto a Borgo a Mozzano, deviò il suo percorso facendola passare attraverso le montagne dirimpetto a Ghivizzano, il tracciato della nuova via iniziò dalla Pieve di Cerreto (dove ancora oggi ne possiamo ammirare un breve tratto), per proseguire verso Gallicano (la vecchia chiesa di S.Lucia), passando nei pressi di Gioviano, da dove partì anche una diramazione secondaria diretta in Valfegana, attraverso un ponte o a un traghettamento sul fiume Serchio, posto in località Calavorno. I romani fin dall’inizio della loro colonizzazione considerarono il “Castrum” di Ghivizzano un punto “chiave”, per difendere l’accesso a Lucca dagli invasori provenienti dal nord Italia, sorvegliando la viabilità fluviale sul fiume Serchio e della via romana "Clodia", tanto da chiamare “Clavis” (Chiave), il piccolo insediamento formatosi intorno alla piccola fortificazione (probabilmente solo una torre lignea), toponomio che nel corso dei secoli si evolverà in “Clavidianum”, “Glavezzao” e infine Ghivizzano. Ghivizzano iniziò il suo sviluppo urbano con l’arrivo dei Longobardi, che per amministrarlo lo inserirono nella circoscrizione dei “Fines Castrinovi”, con capoluogo “Castrum Novum” (l’attuale Castelnuovo Garfagnana), nell’893 il Vescovo di Lucca Teudigrimo, allivellò i beni della Pieve di Loppia (fra i quali figura anche Ghivizzano) ai Ronaldinghi (nome derivante secondo il Pegna, dal germanico “Hrodland”), antica e potente famiglia Longobarda, che lo governarono fino a quando alcuni secoli dopo, non furono sostituiti per effetto di eredità dalla famiglia dei Bizzarri (ai Bizzarri in seguito subentrarono gli Antelminelli). | Eventi Tutti gli eventi di Ghivizzano e degli altri borghi di Coreglia Antelminelli sono consultabili all'interno del Giornale di Coreglia Antelminelli Disponibile nella versione on-line, inserita all'interno del sito ufficiale del Comune di Coreglia Antelminelli |
Con l’avvento del Marchesato di Toscana della contessa Matilde di Canossa, Ghivizzano tramite un Diploma emanato il 26 giugno 1090, dalla Contessa e controfirmato da suo marito durante un suo soggiorno nella città di Mantova, ottenne degli importanti privilegi (soprattutto nei dazi), che lo posero al pari di Lucca e dei più importanti Comuni liberi della Toscana, cosa che diede molta noia ai lucchesi desiderosi da sempre di imporre la loro volontà e ottenere il controllo commerciale dell’intera Valle del Serchio, con la morte della Contessa i Ronaldinghi si trovarono ben presto a contrastare le mire espansionistiche dei lucchesi, nel 1168 approfittando del riaccendersi della guerra fra Pisa e Lucca, molte famiglie nobili della Garfagnana appoggiarono la ribellione di Veltro da Corvara, i pisani opportunamente corsero in loro aiuto, inviando dei soldati e concedendo speciali privilegi a tutte le Terre garfagnine che osarono ribellarsi, ma i lucchesi dopo essersi riorganizzati, nel 1170, per ritorsione inviarono in Garfagnana le soldatesche del quartiere S.Pietro e S.Gervasio, sotto il comando di Baradrigo del casato dei nobili “Figli d’Ubaldo” a vendicare l’affronto, il castello di Ghivizzano per timore di finire bruciato e saccheggiato, sorte che era toccata al vicino Calavorno, si diede spontaneamente ai lucchesi. Nel 1220 Lucca alleata con Firenze riprese le ostilità contro Pisa, Papa Onorio III, nel tentativo di aiutare i suoi alleati e indebolire i lucchesi, rispolverò alcuni antichi diritti vantati dal Pontefice su alcune Terre garfagnine (fra le quali Ghivizzano), avuti grazie ad alcune concessioni elargite alla fine del XI secolo, dalla Contessa di Matilde di Canossa, per poi concedere tutte le “Terre” rivendicate a Guidone Arcidiacomo di Volterra, gettando così le basi, per il grande scontro che nel 1227 scoppierà fra Papa Gregorio IX e Lucca filo-imperiale (la città subirà per due volte la scomunica papale), i Ronaldinghi come altri Signori della Garfagnana, ne approfittarono subito, quando Gregorio IX dopo esser stato eletto Papa (27 marzo 1227), inviò in Garfagnana il Nunzio Apostolico Cinzio (o Cencio), nel tentativo di sottrarsi al giogo lucchese, si posero volontariamente sotto la protezione papale, rinnovando il giuramento di fedeltà al Papa, dinnanzi a Cinzio il 25 ottobre 1227 nella chiesa di S.Maria di Pugnano (Pisa) Dopo una serie di alterne vicende, nel 1240 Federico II, riuscì a ripristinare il potere Imperiale in Garfagnana, nominando Oberto Pallavicino suo Vicario Imperiale in Garfagnana e alcuni anni dopo grazie ai denari, Lucca riuscì ad ottenere dall'Imperatore l’Investitura Imperiale sulla Garfagnana (1248), ponendo definitivamente fine ai sogni d’indipendenza di Ghivizzano e dei Ronaldinghi, i lucchesi padroni assoluti della Garfagnana, per amministrarla la suddivisero in "Vicarie", ponendo Ghivizzano sotto la giurisdizione della “Vicaria di Coreglia”. Il XIV secolo, per Ghivizzano, iniziò con la più importante ristrutturazione e rafforzamento del suo castello, eseguito dal condottiero e Signore di Lucca, Castruccio Castracane degli Antelminelli, lavori che dopo la sua morte si riveleranno determinanti per la sicurezza del borgo, nel 1332 approfittando del caos politico venutosi a creare in Garfagnana in seguito alla morte di Castruccio, Ghivizzano, come le altre Terre lucchesi finì alla merce dei pisani e dei fiorentini, il Comune di Barga si sottrasse definitivamente dal giogo lucchese, dandosi volontariamente a Firenze e il castello di Ghivizzano insieme a quello di Coreglia, per molti secoli vennero a trovarsi in “prima linea”. Nel 1355 l’Imperatore Carlo IV di Boemia, tramutò in Contea la “Vicaria di Coreglia”, nominando suo Conte, Franceasco Castracane degli Antelminelli, il castello di Ghivizzano, conobbe in quel periodo uno dei periodi di maggior splendore, il Conte Francesco e la sua famiglia soggiornarono spesso fra le sue mura e quando la prima moglie Giovanna (1336) e il figlio Filippo (1347) morirono, le loro salme furono tumulate all’interno della chiesa della rocca intitolata inizialmente a S.Martino (in seguito verrà dedicata ai SS.Pietro e Paolo), nel corso dei secoli le lapidi originarie andarono perdute, ne abbiamo notizia grazie a Bartolomeo Baroni, che nel 1777 ne ricopiò le iscrizioni (oggi nella chiesa sono presenti solo due lapidi commemorative), con la morte di Francesco Castracane Lucca rientrò in possesso di Ghivizzano e della “Vicaria di Coreglia”. All’inizio del XV secolo, a Lucca salì al potere Paolo Guinigi, durate i suoi 30 anni di Signoria, soggiornò più di una volta con la famiglia nel castello di Ghivizzano, a lui dobbiamo la costruzione del campanile della chiesa della rocca (S.Martino), il 14 agosto 1430 una congiura ordita da Pietro Cenami e Lorenzo Buonvisi, pose fine alla sua Signoria e per Ghivizzano iniziò il periodo più turbolento della sua storia, i fiorentini in guerra con Lucca inviarono nella Mediavalle del Serchio, le soldatesche di Niccolò Fortebraccia (nipote di Braccio da Montone) mercenario di pochi scrupoli che depredò e saccheggiò tutti i castelli, che osarono rifiutargli fedeltà, commettendo atrocità che inorridirono gli stessi fiorentini, i Signori di Ghivizzano non gli opposero resistenza e pagando un’ingente somma riuscirono a limitare i danni (Ghivizzano per 3 anni restò in mano fiorentine), alcuni anni dopo Ghivizzano rimasto coinvolto nelle dispute scoppiate fra Firenze, Milano e Venezia, ospitò fra le sue mura un altro Capitano di Ventura, Niccolò Piccinini (genero di Braccio da Montone) e per concludere questa triste serie di usurpazioni, nel 1438 Ghivizzano per tre anni ospitò e sfamò Francesco Sforza il futuro Duca di Milamo e le sue truppe. L’avvento delle armi da fuoco e la nuova situazione politica in Garfagnana (XVI secolo), fece perdere al castello di Ghivizzano l’importanza strategica di un tempo, Lucca definitivamente padrona del paese iniziò a ridurre le truppe al suo interno, fino al loro completo ritiro, dopo secoli di continue guerre Ghivizzano trovò la pace e quando nel 1600 in Garfagnana ritornerà la guerra il borgo non rimarrà coinvolto (questa volta a fronteggiarsi saranno i lucchesi e gli estensi). Per ulteriori informazioni sulla sua storia consultate, la scheda da noi realizzata e pubblicata su www.storiamedievale.net Foto Ghivizzano Chiesa SS.Pietro e Paolo N°1 - N°2 - N°3 - N°4 - N°5 - N°6 - N°7 Chiesa del Sacro Cuore Chiesina della Madonna della Neve Ghivizzano N°1 - N°2 Piazza 4 novembre N°1 - N°2 Vicolo N°1 - N°2 - N°3 - N°4 - N°5 - N°6 - N°7 - N°8 - N°9 - N°10 |
Il castello di Ghivizzano |
Il castello di Ghivizzano, ufficialmente iniziò a formarsi intorno al Mille, per mano dei Rolandinghi, potente casato Longobardo che per difendere i propri territori, al tempo delle “Guerre Comunali” provvidero a rinforzare o a ricostruire (in muratura) le vecchie fortificazioni romane (generalmente lignee), la prima fortezza edificata dai Ronaldinghi nella parte più in alto del paese, era costituita da una cinta muraria con al suo interno, una torre (il Mastio) e una piccola cappella intitolata a S.Martino, Santo molto venerato dai Longobardi (originario dalla Pannonia, luogo a loro caro e dal quale iniziarono la loro conversione al cristianesimo), la torre vista la sua posizione strategica, probabilmente fu costruita sopra una precedente struttura romana, oggi sarebbe interessante effettuare degli scavi archeologici al suo interno, per poter accertare e analizzare eventualmente altri tipi di pavimentazioni esistenti nel sottosuolo, che potrebbero indicarci con maggior precisione il periodo della sua edificazione. Castruccio Castracane degli Antelminelli (il più grande stratega e uomo d’armi che Lucca abbia mai avuto), nei primi decenni del XIV secolo, per consolidare i confini della Repubblica di Lucca, ordinò la ristrutturazione e il rinforzamento delle principali fortezze lucchesi, fra le quali quella di Ghivizzano, che grazie a una serie d’interventi assumerà l’attuale fisionomia, Castruccio oltre ad aver ristrutturato la torre, che oggi porta il suo nome “Torre di Castruccio”, potenziò anche la rocca costruendo al suo interno una caserma, in grado di ospitare una quarantina di soldati e provvide con una nuova cinta muraria ad incastellare il piccolo borgo formatosi intorno alla rocca, inoltre Castruccio Castracane vicino all’unica porta d’ingresso del castello (detta “La Porta”), vi costruì (o ampliò) un palazzo per risiedervi in tempo di pace, abbandonando gli scomodi alloggi, ma utili in tempo di guerra, ricavati nei piani superiori della torre (il pianterreno ospitava i magazzini, il primo piano la cucina e il secondo piano la camera). Dopo la morte di Castruccio Castracane (1328,) il castello di Ghivizzano ospitò altri due personaggi famosi lucchesi, il Conte di Coreglia Francesco Castracane e all’inizio del XV secolo il Signore di Lucca Paolo Guinigi (a lui si deve la costruzione del campanile della piccola chiesa castellana, che in seguito diverrà la chiesa Parrocchiale dei SS.Pietro e Paolo). Oggi dell’antico castello, smilitarizzato intorno al XVI secolo, restano molte tracce, la torre si è mantenuta perfettamente (su ogni lato mancano solo i merli centrali), la casermetta di Castruccio oggi è stata adibita ad abitazione e la cinta muraria della rocca si conserva quasi integra, nel 1857 un tratto di mura della rocca venne modificato, per realizzare una scalinata “Lo Scaleo” che facilitò l'accesso alla chiesa Parrocchiale, per quanto riguarda il resto del castello, nel 1810 durante il principato di Elisa Baciocchi, sul lato nord venne aperta una nuova porta d’ingresso “Il Portello” e negli anni successivi, le mura di cinta furono inglobate dalle abitazioni, oggi di queste mura solamente un breve tratto accanto alla vecchia porta è rimasto inalterato, sia la parte esterna che quella interna che corre lungo via “Sossala” la via più caratteristica del borgo. |
Foto del castello di Ghivizzano Mura del castello n°1 - n°2 - n°3 Porte d'ingresso "Portello" - "Porta" Stemma dei nobili Ghivizzani Lo Scaleo Via Sossala n°1 - n°2 - n°3 Ingresso della Rocca n°1 - n°2 La Rocca n°1 - n°2 - n°3 - n°4 - n°5 - n°6 - n°7 |
L'antica chiesa parrocchiale di SS.Pietro e Paolo a cura di =Terra Lontana = |
La
Chiesa Parrocchiale del Castello di Ghivizzano trae le sue
origini nel 1308 nella Rocca di Castruccio Castracani, alla
sommità del ridente colle, che domina il borgo antico e la
sottostante pianura della valle del fiume Serchio. Il tempio primitivo costruito in stile romanico era dedicato a San Martino, ma nell’anno 1777, con il permesso del Vescovo di Lucca, fu notevolmente ampliato e modificato, con la dotazione di un ampio scalone di accesso ricavato nelle mura del fortilizio ed è formato da ben 70 gradoni scolpiti in pietra di Matraia, fino al sagrato panoramico, oltre i tetti delle case circostanti, apparendo monumento suggestivo e raro nel suo genere. In quella data la Chiesa divenne Parrocchiale e fu dedicata ai Santi Pietro e Paolo. Nel pavimento del tempio si conservano i sepolcri con lapidi degli anni 1336 e 1347, indicanti in lingua latina le sepolture della nobildonna Giovanna e del figlio Filippo Castracani, che erano rispettivamente moglie e figlio del Conte Francesco, cugino di Castruccio, signore di Coreglia e Ghivizzano, che abitarono nella Torre omonima della fortezza. La torre campanaria o campanile, invece, fu fatta costruire da Paolo Guinigi, signore di Lucca, intorno al 1400, avendo egli praticato soggiorni estivi nel palazzo Nuti a Ghivizzano Castello.Il campanile stesso nell’anno 1857 subì una necessaria e radicale ricostruzione. |