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Porcari Google maps | |||
Le rive fertili e paludose del lago di Sesto e l’antica via Romea, sono i due elementi fondamentali, che porteranno alla fondazione e all’iniziale sviluppo, del borgo di Porcari, il lago di Sesto, oggi scomparso e un tempo alimentato dal ramo occidentale dell’Auser (l’odierno Serchio), prima di confluire nell’Arno, rappresentò un importante fonte di sostentamento e via di comunicazione fluviale, per i primi insediamenti umani nella regione che alcuni scavi archeologici, effettuati nei pressi di Porcari, in località Fossa Nera, Fornace e Casale Nardi, fanno risalire al Paleolitico Superiore Arcaico. L’abbondante presenza di pesce e di selvaggina, di quelle terre acquitrinose, più o meno ospitali per l’uomo, a seconda del livello delle acque del lago e dall’incuria delle stesse terre, rese fertili da piccole opere di bonifica, realizzate in alcuni periodi storici, nel corso dei secoli spinsero le principali civiltà che si susseguirono nella piana Lucchese, a fondare dei piccoli insediamenti, nei pressi del colle di San Giusto, ma è soprattutto con l’arrivo dei romani (sconfitti gli Etruschi) che iniziarono a sorgere, le prime fattorie e a prolificare i commerci, grazie anche all’utilizzo sempre più frequente della via Romea, realizzata in epoca sconosciuta, seguendo probabilmente un tracciato, ben più antico e forse sempre esistito. Il borgo di Porcari, nacque in epoca sconosciuta, lungo il tracciato della via Romea (ribattezzata in seguito via Francigena o Franchigena), grazie anche alla presenza in loco di una stazione di posta, che sarà documentata nel diario di viaggio, tenuto dall’Arcivescovo di Canterbury Sigerico, nel 990, dove il Mansio di “Forcri” (Porcari), rappresenterà la XXV° tappa, del suo viaggio di ritorno, questo primo documento non precede di molto, la prima pergamena che ci conferma l’esistenza di una “Curtis de Porcaria” datata 780, con la quale i fratelli Ildiberto, Gumbardo e Gumberto, figli di Auricaldo effettuarono una donazione al monastero (da loro stessi fondato) di S.Savino di Montione (Pisa). Intorno al X secolo, la “Curtis” detta de Porcaria, per la presenza in loco di allevamenti di suini “porcus” (secondo l’esperto di toponomastica lucchese Silvio Pieri), favoriti dai folti boschi di querce, venne acquistata (952) da Teudimondo di Fraolmo, discendente della potente famiglia Longobarda dei Cunimundinghi, casato dal quale poi discenderanno le principali famiglie nobili lucchesi (compresi i Porcaresi), con Teudimondo iniziò anche l’incastellamento della “Curtis”, che culminò con l’edificazione del Castrum di Porcari, sulla sommità del colle di San Giusto, segno di una certa potenza feudale, raggiunta soprattutto grazie alle abili mosse politiche-economiche dei figli: Guido (nel 979 Vescovo di Lucca) e Donnuccio beneficiario di numerosi e redditizi contratti di allivellamento di beni, appartenenti alla Diocesi di Lucca. |
Durante il Marchesato di Toscana di Bonifacio di Canossa,
Donnuccio detto Sirico del fu Donnuccio (nipote di Teudimondo di
Fraolmo), per motivi sconosciuti, ricorse ad un ingente
prestito, impegnando l’intera “Curtis de Porcaria” che in quel
momento, vantava rendite anche nelle vicine Terre di: Gragnano,
Laviano, Morteto, Petrognano, Pozzeveri, San Gennaro e Tofori,
l’insolvenza del debito fu seguita da una controversia
giudiziaria, alla fine della quale, Beatrice di Lorena, moglie
di Bonifacio e proprietario della vicina “Curtis di Vivinaia”
nel 1044, decise di acquistare, i diritti dell’intera “Curtis”,
appartenenti a Donnuccio e al prete Ildeberto de Trassilico (in
precedenza aveva rilevato dal Donnuccio una parte delle sue
quote), con la morte di Bonifacio, Beatrice venne a trovarsi in
difficoltà e anche lei fu costretta a ricorrere ad un prestito,
elargito gli da Guglielmo Aulucci, impegnando ancora una volta i
diritti del castello di Porcari, quote che nuovamente non
verranno riscattate (probabilmente per motivi politici), con
questa nuova situazione politica, per il castello di Porcari, si
aprirà una nuova e gloriosa fase storica, fra le sue mura si
insedierà un nuovo casato (sempre discendente da Teudimundo),
che gli storici locali chiameranno comunemente i Porcaresi,
nobile famiglia che per alcuni secoli, inciderà notevolmente
nello scenario politico lucchese.
Il
capostipite, di quest’importante ramo nobile lucchese, la
maggioranza degli storici lo identificano nella figura di
Beraldo (Beraldus) detto anche Beritho, nominato in un documento
del 939, nel quale il Vescovo Corrado, gli concesse a livello le
rendite della chiesa di San Pietro a vico, rimasta danneggiata
dall’incursione degli Ungari, avvenuta due anni prima, a lui
succedette il figlio Rodilandus (983) o Rolandus e soprattutto
suo nipote Beraldo detto Paganello (1034), figura chiave per
l’affermazione del casato e lo sviluppo di Porcari che nel
frattempo, aveva modificato sostanzialmente il suo aspetto, la
costruzione del castello in località la Torretta, sulla cima del
colle di San Giusto, porterà alla formazione di due centri (in
seguito Comuni): Il Borgo, sottoposto alla chiesa di San
Giovanni e collocato, nella parte più in basso, dove si è
sviluppato l’odierno borgo e il Castello, sottoposto alla chiesa
di Sant’Andrea. La consorteria dei Porcaresi, grazie alla loro potenza, raggiunta alcune volte anche con metodi cruenti, arrivarono a possedere castelli e Terre un po’ ovunque (Val di Lima, Valdarno Inferiore, Garfagnana e Piana Lucchese), nonostante ciò, per puro calcolo politico o per divergenze interne, nel XII secolo, la consorteria si divise praticamente in due fazioni, una parte fedele all’Impero, capeggiata da Ermanno del fu Pagano Paganello, con dimora a Pisa riuscendo in poco tempo ad intrufolarsi anche nel governo cittadino, mentre il resto della famiglia, capeggiato dal fratello Ugolino (il ramo lucchese), trasferitasi in parte, all’interno delle mura di Lucca, nel quartiere di San Pietro a Cigoli, ben presto riuscì ad ottenere una posizione privilegiata all’interno del Governo lucchese, riuscendo anche per un certo periodo, a monopolizzare la carica istituzionale del Podestà. Nel 1208, i Porcaresi, non soddisfatti della nomina a Podestà di Guido Peralla, sobillarono una piccola rivolta, che causò la distruzione delle loro residenze in città e la distruzione di alcuni suoi castelli, compreso quello di Porcari, ma la consorteria per nulla intimorita, catturò ed uccise il Podestà, inimicandosi così anche l’Imperatore Ottone IV, che prontamente li bandì da Lucca, privandoli anche dei diritti feudali, punizione che non durò più di tanto, in poco tempo i Porcaresi riuscirono a rioccupare la loro posizione sociale e politica, nel Comune Lucchese, nonostante ciò le mire espansionistiche del Comune di Lucca, sempre più intense e la nascita dei primi Comuni liberi, costrinsero i Porcaresi, a rivedere la propria organizzazione feudale, avviandosi così, verso il viale del tramonto, molte delle loro Terre, si costituirono Comuni, dotandosi di propri statuti, cosa che avvenne anche per Porcari, dove Borgo e Castello si costituirono Comuni “Comune Castri” e “Comune Burgi”, con i due parlamenti, convocati nelle chiese di S.Andrea e S.Giusto per quanto riguarda il Comune di Castello e nella chiesa di S.Giovanni per il Comune del Borgo, ma il XIII secolo, per i Porcaresi fu anche un periodo di guerre, Porcari fu soggetto a devastazioni e saccheggi perpetrati dai pisani (1222 e 1230) o dalle soldatesche sue alleate, nelle varie guerre che intrapresero contro Lucca. All’inizio del XIV secolo, con l’ascesa al trono a Lucca di Castruccio Castracane, il castello di Porcari, da qualche decennio entrato a far parte del “Suburbio” del Comune di Lucca, assunse un importante ruolo, i dissidi con Firenze e la sua posizione strategica (a guardia della Valdinievole), spinsero il condottiero lucchese, a ristrutturarlo e ad utilizzarlo come retrovia, in occasione della battaglia di Altopascio, combattuta e vinta contro i fiorentini e durante la sua marcia verso Firenze, con la morte di Castruccio, Lucca si trovò alla merce del miglior offerente e Porcari nel 1341, occupato dai fiorentini, venne assediato dalle milizie pisane che dopo 10 giorni di combattimento, riuscirono ad espugnarlo, nel frattempo, per il borgo si chiuse definitivamente la parentesi Porcaresi, la consorteria persi tutti i privilegi feudali su Porcari, rivolse altrove i suoi interessi, ponendo definitivamente il paese, sotto la giurisdizione di Lucca (distretto suburbani). Nel 1400 con l’istituzione a Lucca della Signoria di Paolo Guinigi, il castello fu nuovamente ristrutturato e durante le guerre con Firenze, nonostante la sua posizione, non rimase coinvolto in gravi atti di guerra, cosa che non avvenne per il vicino castello di Montecarlo, che con la fine della Signoria del Guinigi, verrà occupato definitivamente da Firenze, il castello di Porcari per un certo periodo venne a trovarsi in una situazione critica, poi con lo stabilizzarsi della situazione politica, perse la sua importanza militare e col passare dei secoli, andrà completamente in rovina, mentre il Borgo, continuerà nel suo sviluppo edilizio ed commerciale, con l’arrivo dei fiorentini a Montecarlo, Porcari, dopo essere stato sottoposto, per un breve periodo alla Vicaria della Valleriana, verrà inserito nel Commissariato delle Sei Miglia e in seguito unito al Comune di Capannori, dal quale si distaccherà solo nel 1913. Foto Porcari Porcari Colle di San Giusto Palazzo comunale |
Chiesa di San Giusto |
Le prime notizie, riguardante le chiese di Porcari, le troviamo all’interno di una pergamena datata 1039, nella quale Donnuccio detto Sirico, effettuò delle donazioni, in favore del Vescovo di Lucca, in questo primo documento, sono citate ben quattro chiese, S.Giusto S.Andrea, S.Michele e S.Maria, le quattro chiese col passare del tempo (in vari periodi, non identificabili per mancanza di documentazione) vennero poi, unite fra loro. Nel 1512, all’unica chiesa presente (l’attuale fabbrica), appena ricostruita e riconsacrata a S.Giusto, fu concesso il fonte Battesimale, sottoposta al Pievere di Lunata e non più in grado di ospitare l’intera comunità, sul finire del secolo, fu nuova ristrutturata e ampliata (1592), la riconsacrazione avvenne l’anno successivo, per mano del Vescovo Alessandro Guidiccioni, in seguito, con un’ulteriore ampliamento, avvenuto nei primi decenni del XVIII secolo, fu aggiunta una nuova navata (lato nord), la trasformazione a tre navate, si verificò intorno alla metà del secolo, questa serie di ampliamenti avvenuti in circa due secoli, mostrano il notevole aumento demografico che coinvolse il borgo, in quel periodo e di conseguenza anche il suo sviluppo edilizio, nonostante l’epidemie di peste che colpirono duramente la regione, per lo stesso motivo nel XIX secolo fu nuovamente ampliata, la riconsacrazione a San Giusto, avvenne nel 1860 e grazie anche ad altri piccoli interventi di ristrutturazione, come il rifacimento della facciata, effettuati nei decenni successivi la chiesa assunse l’attuale fisionomia. Altre foto: Chiesa Facciata N°1 - N°2 - N°3 - N°4 Campanile |