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I borghi di Capannori |
Marlia |
Il borgo di Marlia, per
molti storici locali, nacque da una Villa o Domus romana,
appartenente probabilmente ad un certo “Marilius”, un benestante
romano del I secolo d.C. che potrebbe essersi insediato, dove già
esisteva una villa Etrusca, confiscata o anche edificata da un suo
avo poi romanizzatosi, ipotesi questa ultima che si basa, sullo
studio dell’etimologia del toponomio Marlia, evolutosi nel corso dei
secoli in Marilla” e “Marila” (IX e X secolo), ma soprattutto per il
particolare accento che a differenza del nome gentilizio, del
proprietario della villa, evolutosi in altri termini, si è mantenuto
costante nei successivi toponomi, “Màrilius”, “Màrillia”, “Màrilia”
e l’attuale Màrlia, tipo di pronuncia che come ricorda, l’esperto in
toponomastica lucchese Riccardo Ambrosini, è molto simile a quella
Etrusca, influenza Etrusca, ipotizzata nel XIX secolo, anche
dall’esperto Silvio Pieri che nei suoi studi, considerò Marlia,
come un toponomio tipico di confine, dato che il borgo, nacque
ai piedi del monte Pizzorna e al termine della parte montana della
valle del Serchio, un confine geografico che separò
due culture e due popoli diversi, gli Etruschi insediatesi in
pianura e i Celti Liguri Apuani, da sempre padroni delle montagne
lucchesi, comunque alla base della nascita del borgo di Marlia,
rimane una Villa che come vedrete, più avanti sarà sempre presente,
anche se in forme diverse, fino ai nostri giorni. La romanizzazione, non coinvolse solo le popolazioni etrusche presenti in pianura, ma anche i Liguri Apuani, sfuggiti alla grande deportazione nel Sannio (Benevento) del 180 a.C. e in seguito mescolatisi con le prime comunità romane, adeguandosi inconsapevolmente alle loro tradizioni e stili di vita, comunque le due fazioni entrarono in contatto e in affari, ancor prima della loro guerra, i romani per combattere gli Etruschi asserragliati a Pisa e intorno alla città di Lucca, ricorsero anche ai mercenari Liguri. La presenza romana a Marlia fu certamente consistente, dal 1912 al 1975, in alcune località, vennero scoperti casualmente, numerosi reperti archeologici e tombe che oscillano dal II secolo a.C. (arrivo dei romani) al IV secolo d.C. le scoperte più interessanti, avvennero in località Ponticello, alcune tombe con corredi funebri di tipo Ligure, custoditi all’interno di sepolcri romani (Liguri romanizzati), in località Fraga, poco distante dalla Villa del Vescovo, ceramiche aretine e tombe ad anfora di epoca imprecisata, presso la Pieve di S.Maria Assunta dove venne scoperta una piccola necropoli romana, risalente al I secolo d.C. e dove ancora oggi è visibile, sull’esterno (lato nord) una lapide marmorea, rettangolare con incisa una frase, scritta in latino e disposta su otto righe, risalente al II secolo d.C. e soprattutto, i reperti venuti alla luce nella Villa del Vescovo, fra i quali figurano, un’urna funeraria (citata da S.Giadice nel 1939) con giavellotti e altri oggetti, attribuiti ad un capo gotico del V secolo e una statua femminile, risalente al IV secolo (scomparsa, ma rammentata da P.E.Arias nel 1943), questi ultimi reperti scoperti, in quella che sarà detta la Villa del Vescovo, ci riportano alla questione iniziale, l’importante Villa o Domus romana, presente a Marlia. Al termine delle invasioni barbariche, con l’insediamento dei Longobardi, iniziamo ad avere anche le prime notizie di Marlia, legate alla presenza della sua chiesa Battesimale, intitolata ai SS.Maria Assunta e Giovanni Evangelista e ad altre chiese, presenti nella Terra di “Marilla”, rammentate nei documenti, anche prima della Pieve, come nel caso della chiesa di San Donato, citata in un documento, del 759, dove Gregorio figlio di Mauricio, dopo aver fondato la chiesa di S.Donato nel luogo detto “Asulari” (…S.Donati in loco qui dicitur Asulari…), per il suo sostentamento, gli dona alcuni beni (case e terreni), documento antico che apre, un’interessante discussione sulla località “Asulari”, dato che l’odierno paese di San Pietro a Vico, in origine fu detto “Vico Asulari”, termine che probabilmente, dobbiamo interpretare come paese o “Vico”, nella Terra di “Asulari”, un’area quest’ultima che costeggiava, un tratto del fiume Auser (il Serchio), prima di immettersi nel Lago di Sesto, perciò “Marilla”, come “Vico Asulari” e altre località appartennero alla Terra “Asulari”, come sembrerebbe dimostrare anche il successivo documento del 787, nel quale Amperto figlio di Cospertino, residente nel “Vico Asulari” (San Pietro a Vico), presso (al di fuori del Vico), la chiesa di San Donato che nel precedente documento, era compresa nella Terra di “Asulari”, dona al Capitolo di San Martino in Lucca, alcuni suoi beni, locati presso il fiume “Ausare”. Con la discesa in Italia dei Franchi di Carlo Magno, per la Terra di Marlia, iniziò un importante periodo storico, i nobili Longobardi lucchesi, integratisi nella società lucchese e soprattutto nel clero lucchese, riuscirono a mantenere i loro feudi, i duchi vennero nominati conti e con l’istituzione del Marchesato di Toscana, Lucca inizialmente ne diventò capitale, in questo breve periodo il Marchese di Toscana, ricoprì anche il ruolo di Conte di Lucca e oltre alla sua residenza cittadina, prese dimora in due Ville, poste in Vivinaia (Montecarlo) e in Marlia e da questo momento la presenza di una Villa, inizia ad essere anche documentata. Come avete notato, nel corso dei secoli, nella Terra di “Marilla” è sempre esistita una Villa che naturalmente può esser stata edificata, anche in luoghi diversi, ricoprendo sempre il ruolo di centro amministrativo, dell’intera Terra, comunque prima di proseguire e bene ricordare che con la Terra di Marilla, non viene indicato l’attuale paese di Marlia che come vedremo, si formerà in tempi più recenti, intorno alla Pieve, ma un’area più vasta, estesa principalmente fra l’attuale chiesa di S.Maria Assunta e la Pieve di S.Pancrazio, comprendente la Villa Reale e la Villa del Vescovo, oggi inglobate nello stesso parco, ma che per un lungo periodo, ospiteranno le stanze del comando, della lucchesia. Nel 940, le orde barbare degli Ungari, penetrarono nella Piana lucchese, Lucca grazie alle sue mura, ritenute probabilmente inespugnabili, riuscì ad evitare il saccheggio, esponendo così i borghi vicini alla furia devastatrice, dei nuovi barbari, come avvenne per il “Vico Asulari” (San Pietro a Vico), distrutto completamente e come ipotizza lo storico G.Mancini in “Storia di Lucca”, forse anche per la vicina Terra di Marilla, una ghiotta preda, per la presenza della Villa del Marchese, probabilmente già difesa da un piccolo castello, nel 955, Ottone I con la battaglia di Lechfeld, riuscì a sconfiggere gli Ungari, liberando anche la lucchesia, alcuni anni dopo (996), il Marchese Ugo, ospiterà dentro il castello (castello locato presso il Vico Elingo) della sua Villa di Marlia, il nipote e Imperatore del Sacro Romano Impero, Ottone III che rinnoverà alla chiesa lucchese, i vecchi privilegi, nel frattempo Lucca perse il ruolo di Capitale della Marca Toscana, mentre Marlia continuò ad ospitare una delle residenze del Marchese. Con la località “Vico Elingo”, viene indicata la contrada più antica e più importante, dalla quale dipesero le altre comunità di Marlia che si formeranno, presso le sue chiese minori di: S.Donnino, S.Martino in Ducertola, S.Giusto alla Caipira e le tre chiese che faranno parte del Terzo della Pieve (il centro, del moderno paese di Marlia), S.Caterina (ex S.Prospero), S.Maria di Africo (Africo confinante con il rio Fraga), S.Donato ( località al Castagno) e S.Venanzio (località Quercieto), la contrada di “Vico Elingo” si estese nel tratto sottostante la Pieve di S.Pancrazio, a nord est dell’attuale Pieve di Marlia, dove venne fondata, la prima importante chiesa di Marlia “Sancti Terentii” e le due Ville del Marchese e del Vescovo, con annesso il castello, come viene descritto in una pergamena dell’808, un atto di cessione, stipulato fra il chierico Alperto e il prete Walprando, con il quale viene ceduta, con il consenso del Vescovo Jacopo, la chiesa di S.Terenzio (o Terentii), locata in Vico Elingo (o Helingo), contrada di Marlia o verso Moriano (la Pieve di Sesto). Con il Marchesato dei Canossa, il clero lucchese iniziò ad ottenere importanti privilegi, dalla Contessa Matilde di Canossa e dall’Imperatore, come avvenne nel 1055, quando il Vescovo Giovanni, al termine di una disputa, ottenne dal messo imperiale Berardo, un Bando Imperiale con il quale Arrigo III, vietò a tutti, di molestare o invadere il castello di Marlia e i beni (le Terre) della chiesa di San Terenzio, privilegio che verrà rinnovato, anche dagli Imperatori: Arrigo VI (1194), Ottone IV (1209) e Carlo IV (1355). Al termine del Marchesato di Toscana, la Terra di Marlia, fece parte del feudo dei Porcaresi, potente casato Longobardo di Porcari che intorno al 1274, fu quasi costretto dai lucchesi, a cedere i loro domini (esclusi quelli appartenenti al ramo pisano), sparsi in lucchesia e anche al di fuori, in cambio di denari e del diritto di cittadinanza lucchese, nel 1258, grazie ad un atto di divisione dei beni appartenenti a Ugolino, Marlia venne affidata al nobile Ingherame, del ramo lucchese dei Porcaresi, quello che si trasferirà definitivamente in città e che riuscirà anche ad intrufolarsi nel Governo lucchese. Il Comune di Lucca, per amministrare le nuove Terre della Piana lucchese che gli giurarono fedeltà, con lo Statuto Lucchese del 1308, istituirà il Soburbio o Sobborghi e il Distretto delle Sei Miglia, nel quale venne inserito anche la Terra, o meglio il Comune di Marlia, dato che in quel periodo, le comunità lucchesi, grazie alle prime autonomie, riuscirono ad avere dei propri Statuti. In seguito alla morte del condottiero lucchese Castruccio Castracane, pisani e fiorentini con ogni mezzo (truppe e intrighi), cercarono di impadronirsi della città e della Piana di Lucca, quasi tutte le Terre dei Sobborghi e del Distretto delle Sei miglia, rimasero coinvolte in queste dispute, subendo numerosi saccheggi, fino a quando Pisa riuscì ad avere la meglio, sottomettendo Lucca, nel 1369 l’Imperatore Carlo IV di Boemia (1369), restituì la sovranità alla Repubblica di Lucca, ma nel 1430, con la caduta della Signoria lucchese di Paolo Guinigi, Lucca sarà nuovamente insidiata da Firenze che per l’occasione assoldò, anche le truppe mercenarie di Niccolò Fortebraccia, agguerrite soldatesche che saccheggiarono senza pietà i borghi lucchesi, dieci anni dopo Lucca e Firenze, strinsero un accordo di pace e da quel momento per Marlia iniziò un altro periodo d’oro. Dal XVI secolo, con lo stabilizzarsi della situazione politica in lucchesia, nella Terra di Marlia, migliorarono le condizioni economiche, oltre alle piccole comunità, raccolte nei pressi delle chiese minori, iniziò a formarsi una nuova comunità, ben più ampia, nei pressi della chiesa battesimale di S.Maria Assunta e S.Giovanni Battista, il centro religioso e commerciale (i mercati e le fiere, si tenevano nel piazzale antistante alla Pieve), dell’intera Terra di “Marilla”, lo sviluppo sociale e urbano, proseguì lentamente, ma anche inesorabilmente fino ai nostri giorni, favorendo principalmente il vecchio “Terzo della Pieve”che diede, vita alla nuova Marlia, un’importante centro commerciale e residenziale, cresciuto anche a discapito di alcune sue vecchie contrade, soprattutto quelle più lontane, trasformatesi ugualmente in piccoli centri residenziali. Lo sviluppo della comunità, coinvolse anche le due Ville di Marlia che nel corso dei secoli, furono ricostruite e ristrutturate più di una volta, dai nobili lucchesi, desiderosi di possedere delle sontuose Ville, dove poter organizzare gli eventi mondani, mostrando la loro grandezza, così la Villa del Marchese, venne acquistata da alcuni facoltosi casati cittadini, come i Buonvisi e gli Orsetti che la resero sempre più bella, ma il vero momento di gloria della Villa, sopraggiunse nel 1806, con il Principato di Elisa Bonaparte Baciocchi, la Principessa Elisa, obbligò gli Orsetti a vendergli la Villa e dopo aver acquistato anche la Villa del Vescovo, spendendo una fortuna, le racchiuse in un unico grande parco, ricostruendolo completamente, come avvenne anche per la villa del Marchese che assunse l’attuale fisionomia e il nome di Villa Reale, alla sorella di Napoleone, subentrarono i Borboni, la nuova sovrana lucchese, la Duchessa Maria Luisa l’Infanta di Spagna, continuò l’opera di abbellimento della Villa, internamente ed esternamente, modificando nuovamente, il suo parco, quando i Borboni abbandoneranno Lucca, Villa Reale venne rivenduta nuovamente. |
Le chiese di Marlia | |
Chiesa di S.Maria Assunta e S.Giovanni Evangelista La chiesa Battesimale dei SS.Maria Assunta e Givanni Evangelista, venne fondata ai primi del X secolo, con l’istituzione di una Pievania, comprendente le tre antiche chiese di Marlia, S.Terenzio, S.Martino in Ducentola, S.Donato e la Pieve di San Pancrazio che gli fu sottoposta, per quasi un secolo, nei documenti successivi a quello del 918 che ci conferma, l’avvenuta costituzione della nuova Pievania, la Pieve di S.Pancrazio, sarà rammentata solo come chiesa, fino al 1032, quando avrà nuovamente, le sue prerogative e il suo titolo. Nel Catalogo degli Estimi delle Decime della Diocesi di Lucca, del 1260, alla Pieve di Marlia furono sottoposte solo le chiese di Marlia: S.Donnino, S.Giusto, S.Martino in Ducentola, S.Caterina (o S.Prospero), S.Terenzio e S.Venanzio, caratteristica che ancora oggi mantiene, restando matrice delle chiese rimaste aperte al culto: S.Caterina (ex S.Prospero), S.Donnino, S.Martino (in Ducentola o Cafaggio) e S.Giusto (alla Caipira). Chiesa di San Terenzio La chiesa di San Terenzio o “Terentii”, venne fondata probabilmente nell’VIII secolo, nella principale Contrada della Terra di “Marilla”, dove in seguito sarà costruita la Villa del Vescovo e la Villa del Marchese (l’attuale Villa Reale) ed il castello di Marlia, le prime notizie di questa antica chiesa, andata distrutta in epoca sconosciuta (dopo il XIII secolo), le troviamo in una pergamena dell’806, con la quale il Vescovo di Lucca, Jacopo nomina un certo Agiprando, Rettore della Pieve di S.Maria di Sesto e delle altre chiese minori a lei sottoposte, eccetto quella di San Terenzio, perché con un secondo atto stipulato contemporaneamente, il Vescovo assegna la chiesa di San Terenzio, locata in “Vico Elingo” e sottoposta alla Pieve di S.Maria di “Sexsto”, al chierico Alperto figlio dell’Abate Ilprando, oltre a queste due pergamene, ne esiste anche una più antica, datata 727, citata anche da D.Bertini, nelle sue Dissertazioni Ecclesiastiche, dove un certo Trasualdo, sotto il Vescovato di Talesperiano, dona alcuni dei suoi beni, alla chiesa di San Terenzio, da lui appena fondata in loco “Vico Alais”, località non bene definita, ma che in una successiva pergamena dell’887, risulta sottoposta alla chiesa di S.Terenzio, visto il gran numero di beni (case e terreni), appartenenti alla chiesa e concessi a livello dal Vescovo Gherardo, ad un certo Adaldo figlio di Fraiperto. La chiesa rimase sottoposta alla Pieve di Sesto, fino a quando, non sarà fondata la chiesa battesimale di S.Maria di Marlia (ai primi del X secolo), nel Catalogo delle Decime Diocesane del 1260, risulta sempre consacrata “Ecclesia S.Terentii” e sottoposta alla Pieve di Marlia, con una buona rendita, sarà tassata di 180 libbre. Chiesa di San Donato La chiesa di San Donato, verrà fondata nel 759, da un certo Gregorio figlio di Mauricio, per la salvezza della propria anima (come si usava dire), in “Vico Asulari”, l’esatta collocazione della chiesa, l’avremo con un documento del 1097 che pose fine, ad una lite scoppiata fra Gherardo del fu Bento e Sarapina figlia di Betto, l’atto fu stipulato in Marlia, vicino alla chiesa di San Donato. La chiesa di San Donato che come vedremo nei successivi documenti, venne fondata, nella Contrada di S.Prospero, in loco “Al Castagno” a metà del XV secolo, sarà sconsacrata e unita alla vicina chiesa dei Santi Prospero e Caterina e sul finire del ‘600, la sua fabbrica risulterà completamente distrutta Nel Catalogo degli Estimi delle Decime Della Diocesi di Lucca, del 1260, verrà citata come “Ecclesia S.Donati” e tassata di 52 libbre Chiesa di S.Martino in Ducentola La chiesa di San Martino in Ducentola, è l’unica esistente ancora oggi, delle tre chiese antiche di Marlia, fondate prima della stessa Pieve di Santa Maria Assunta, le prime notizie di questa chiesa, le troviamo in una pergamena dell’893, un atto di allivellamento di due case locate il “Ducentola”, concesso dal Vescovo Gherardo, ad un certo Sanitulo detto “Todo” figlio di Adalpaldo, documento che non riferendosi alla sua fondazione, presuppone un’origine risalente ad un periodo compreso fra la fine dell’VIII secolo e l’inizio del IX secolo, come le altre due chiese di Marlia intitolate a S.Terenzio e S.Donato. La chiesa di S.Martino in Ducentola, ad una navata, nel corso della sua storia, subì diverse ristrutturazioni che non vengono mai citate nei documenti arrivati ai nostri giorni, eccetto un rifacimento delle mura rivolte a nord, effettuato sul finire del XV secolo, comunque esaminando la struttura della fabbrica, sono ancora oggi visibili, i segni di una muratura a lisca di pesce (sassi di fiume), risalente probabilmente alla prima fabbrica (VIII secolo). Nel Catalogo degli Estimi delle Decime Diocesane, la chiesa rammentata come “Ecclesia S.Martini de Ducentola”, viene tassata di 150 libbre, dimostrando una discreta rendita. Chiesa di San Donnino La piccola chiesa di San Donnino di Marlia, ancora oggi aperta al culto, venne eretta, dopo qualche anno, dalla fondazione della chiesa Battesimale di Marlia di S.Maria Assunta, avvenuta probabilmente nel 918, il primo documento che la rammenta, risale al 960, un atto di donazione, con il quale, un certo Gottifridi, cede al Vescovo di Lucca Corrado, alcune sue terre locate in “Tribbia”, presso la chiesa di San Donnino di “Marila”. La scarsità di documentazione, non ci permette di stabilirne le origini e tantomeno la sua storia, con le poche informazioni disponibili, scopriamo una ristrutturazione della fabbrica, effettuata nel 1465 e una sua unione, con l’Abbazzia di Pozzeveri, avvenuta alla fine del XVI secolo. Nel 1260, sarà inserita nel Catalogo degli Estimi, delle Decime Diocesane di Lucca, come “Ecclesia S.Donnini) e tassata di 140 libbre Chiesa di San Giusto alla Caipira La chiesa di San Giusto alla Caipira, venne edificata all’inizio del X secolo (e forse anche prima), in località Caipira, situata quasi sul confine con la Terra di San Colombano, luogo che in un documento del XVI secolo, verrà detto anche “a il Boscho del Veschovo”, probabilmente per la vicinanza con la parte boschiva, della tenuta della Villa del Vescovo, collocata poco più a nord est. La chiesa di San Giusto alla Caipira, viene rammentata per la prima volta, in un atto di vendita del 987, redatto presso la chiesa di S.Giusto, con il quale un certo Ghisolfo, acquistò un terreno da Rodolfo figlio di Acto, documento che per gli storici locali, rappresenta l’epoca più probabile della sua fondazione, anche se esaminando la struttura dell’attuale fabbrica, nelle mura laterali esistono dei tratti realizzati disponendo le pietre (ciotoli di fiume) a “lisca di pesce”, tipico esempio di muratura eseguita in altre chiese lucchesi, risalenti all’VIII o IX secolo. la piccola chiesa che nel corso della sua storia, sarà ristrutturata più di una volta, anche se i lavori non ne stravolsero più di tanto l’aspetto romanico ad una navata, sul finire del XII secolo, nei documenti risulta appartenere all’Abate del Monastero di San Ponziano, restando comunque sottoposta alla pieve di S.Maria Assunta e S.Giovanni Battista di Marlia, nel Catalogo degli Estimi delle Decime Diocesane, del 1260 , sarà nominata come “Ecclesia S.Iusti” e tassata di 69 libbre. La chiesa di San Giusto, con molte altre chiese lucchesi, per molti secoli furono legate al Monastero cittadino di San Ponziano che fu a capo del Sobborgo detto “Placule”, nel XV secolo, la nostra chiesa risulterà sempre dipendente dal Monastero. Chiesa di S.Caterina e San Prospero Le origini della chiesa di S.Caterina e S.Prospero, sono ancora oggi sconosciute, le prime notizie di questa chiesa, le troviamo in un documento del 1083, molto posteriore alla sua fondazione che probabilmente avvenne sul finire del X secolo, dopo l’edificazione della Pieve di Marlia, dato che in quel momento, nel paese o Terra di “Marilla”, sono documentate altre tre chiese e non quella di S.Caterina e S.Prospero, in questa prima pergamena, un atto di vendita con il quale un certo Bernardo, vende dei terreni ai fratelli, Azzo, Gerardo e Wido, come nei successivi documenti medioevali, la chiesa viene citata esclusivamente, come chiesa di S.Prospero, sottoposta alla Pieve di S.Maria Assunta di Marlia, nel Catalogo delle Decime Diocesane, la chiesa “Ecclesia S.Prosperi, risulta tassata di 130 libbre. Nel XV secolo, alla chiesa di S.Caterina (come viene detta oggi), appartenente al Terzo della Pieve, furono unite le chiese di S.Donato e di S.Venanzio, tutte inserite nella contrada di S.Prospero, nel corso della sua esistenza, la chiesa verrà ristrutturata alcune volte, le principali (documentate), avvennero a metà del XVI secolo e nei primi decenni del XIX secolo. Chiesa di San Venanzio La chiesa di San Venanzio, venne fondata in località “Quercieto”, intorno al Mille, dato che al momento della fondazione della chiesa Battesimale di S.Maria di Marlia (inizio X secolo), non figura fra le chiese a lei sottoposte e che il primo documento, dove viene rammentata risale al 1032, in questa pergamena, un atto di vendita di alcuni terreni, stipulato tra Lamberto e un certo Bonito, fra i beni trattati nel documento, figura anche un terreno locato in “Africo”, presso la chiesa di S.Venanzio e di conseguenza, dell’altra chiesa di S.Maria de Africo. Nel Catalogo degli Estimi della Diocesi di Lucca, del 1260, la chiesa di San Venanzio “Ecclesia S.Venantii” sarà tassata di 150 libbre, discreta rendita che in seguito diminuirà sensibilmente, nel 1465, la chiesa oramai decaduta, verrà unita alla chiesa di S.Caterina (ex S.Prospero) e in breve tempo della sua fabbrica se ne perderanno le tracce Chiesa Santa Maria de Africo Nei documenti ecclesiastici della Diocesi di Lucca, dopo il Mille, nella Terra di “Marilla”, oltre alla chiesa Battesimale di S.Maria Assunta e S.Giovanni Battista, viene citata anche un’altra chiesa intitolata a S.Maria, eretta in località Africo, nei pochi documenti disponibili che la riguardano, in un arco di tempo, di appena cinquant’anni, le due chiese di S.Maria vengono citate contemporaneamente, solo in un atto del 1041, nel quale una S.Maria, viene abbinata alla località “Africo”, come sempre avviene negli altri documenti, presi in esame, mentre l’altra sarà rammentata come “Plebe”. La chiesa, sarà citata per la prima volta in una pergamena del 1010, un atto di vendita stipulato fra Vunizio ed un certo Domenico, riguardante un terreno locato in Africo e confinante con la chiesa di S.Maria “…loco….Marilla ubi dicitur Africo prope ecclesia S.Marie…..”, mentre verrà ricordata per l’ultima volta, in un documento del 1053. |
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