Le Pievi romaniche
della provincia di Lucca
legate a S.Frediano
(Diocesi di Lucca e Pisa)
Pagina 1
S.Maria Assunta
(Diecimo)
S.Giorgio
(Brancoli)
S.Jacopo
(Gallicano
S.Maria
(Loppia)
S.Giovanni
(Pieve Fosciana)
S.Pietro (
S.Piero
in Campo)
S.Paolo
(Vico Pancellorum)
Pagina 2
S.Giovanni
(Arliano)
S.Pantaleone
(Pieve a Elici)
S.Gennaro
(S.Gennaro)
S.Giovanni
(Pieve di Compito)
S.Paolo
(Pieve San Paolo)
Pievi romaniche della provincia di Lucca
(Diocesi di Lucca e Pisa)
Pagina 1
S.Martino
(Azzano)
SS.Pietro e Paolo
(Careggine)
SS.Quirico e Giuditta (Casabasciana)
S.Michele arcangelo
(Corsanico)
SS.Martino e Giovanni
Detta Pieve di
Flesso
(Montuolo)
SS.Giovanni e Maria
Detta di Massa
Pisana
(S.Maria del Giudice)
S.Pietro
(Valdottavo)
Pagina 2
S.Maria Assunta
(Marlia)
|
Pieve di S.Giovanni
(Arliano) |
La Pieve di
San Giovanni Battista di Arliano, la troviamo inserita,
nel famoso elenco delle 28 Pievi, fondate da Frediano
Vescovo e Martire di Lucca, vissuto nel VI secolo, in
questo particolare elenco stilato alcuni secoli dopo, in
realtà sono inserite 28 chiese, alcune anche non plebane
che la tradizione popolare lucchese, considera
particolarmente legate al Santo (fondate, concessione
del Fonte Battesimale, consacrate etc…..), elenco che
ancora oggi, come un tempo, reca lustro e prestigio alle
chiese coinvolte.
La chiesa,
inizialmente intitolata a San Martino, non dispose di un
Fonte Battesimale, per avere conferma della sua
concessione, bisogna attendere un documento dell’892,
dove il Vescovo di Lucca, Gherardo, risolve una lite
scoppiata fra il rettore Aidiprando, della Pieve di San
Macario e Andrea arciprete della pieve di S.Martino di
Arliana, per il versamento delle Decime Diocesane delle
chiese di: Colugna, Farnita, Formentale, Itriano,
Oliveto, Rasiniano, Stabbiano e Viniole, quasi una
bocciatura, alla separazione di queste Terre, dalla
pievania di San Macario, imposta dal vescovato lucchese
per dare vita al “Pivere” di Arliano.
In questo
primo documento, risulta evidente, la tardiva
concessione del suo Fonte Battesimale, avvenuta anche
dopo quella di San Macario che non fece, mai parte
dell’elenco delle 28 chiese, ciò dimostra che. il legame
fra le chiese dell’elenco ed il Santo, può dipendere
anche da altri motivi, a noi sconosciuti, ma tramandati
a chi ha trascritto la lista.
Poco prima
del Mille, come a tutte le chiese Battesimali, al titolo
originale venne affiancato, S.Giovanni Battista come
Contitolare, una consuetudine che in questo caso, ha
generato più di un mistero, nel giugno del 980, due atti
rogati dal notaio Pietro, a distanza di due giorni,
citano la chiesa come “S.Martino e S.Giovanni in
Ariliano”, documento del 18 giugno e come “S.Pietro e
S.Giovanni in Ariliano”, documento del 20 giugno, come
si vede, nel giro di due giorni, la Pieve viene citata
con Santi diversi e questo, non può essere uno sbaglio
di trascrizione, visto che i due atti, sono stati rogati
dallo stesso notaio e descritti molto dettagliatamente,
nel primo, 18 giugno 980, nella chiesa di S.Martino e
S.Giovanni Battista in Ariliano, dipendente dalla
cattedrale di S.Martino in Lucca, il Vescovo Wido,
ordina il nuovo sacerdote, Teuperto detto anche Teuto
figlio di Frediano, mentre nel secondo, 20 giugno 980,
il prete Teuperto, appena ordinato dal Vescovo Wido,
concede dei beni appartenenti alla Pieve, in
allivellamento ai fratelli, Beritio e Pietro, quindi il
fatto può esser avvenuto per altri motivi a noi
sconosciuti, legati probabilmente ad una nuova
consacrazione della chiesa, fatta al termine di alcuni
lavori o magari anticipata o legata al ruolo del nuovo
Pievano, situazione anomala e inspiegabile fino ad ora,
soprattutto perché nei documenti dell’XII secolo, la
chiesa è di nuovo intitolata, a S.Martino e S.Giovanni
Battista, fino a quando, verrà tolto il primo titolo e
rimarrà definitivamente intitolata al Santo
Battezzatore.
Nel
Catalogo delle Decime della Diocesi di Lucca, alla
“Plebes de Arliano”, risultano sottoposte le nove chiese
di: S. Andrea a Maggiano, S. Bartolommeo a Formentale,
S. Donato a Stabbiano, S. Frediano a Cassano, S. Giusto
a Chiatri, S. Lorenzo a Farneta, S. Maria a Colle, S.
Pietro alla Corte e il Monastero di Fregionaria,
l’antica sede dei canonici regolari di S.Fradiano di
Lucca.
Nel corso,
della sua lunga storia la Pieve di San Giovanni Battista
(ex S.Martino), venne ricostruita più di una volta, una
delle ultime ristrutturazioni, avvenne in seguito al
crollo (1667), del suo campanile, alto circa settanta
braccia che travolse, una parte della chiesa, con la
successiva opera di ricostruzione, la chiesa venne
riportata al suo stato naturale, mentre per il campanile
necessitò, più di un secolo, per rivederlo eretto
(1845), l’attuale fabbrica, non appare molto grande per
essere una Pieve, la stessa porta d’ingresso, si
affaccia in uno stretto vicolo, cosa inusuale, per le
Pievi non cittadine, ma in questa chiesa l’aspetto
architettonico non è uno dei migliori, costruita senza
seguire un disegno simmetrico, oggi appare come una
chiesa a tre navate diseguali fra loro (in ampiezza),
con una pianta rettangolare, quasi quadrata e una
facciata dalla forma basilicale, ma visibilmente
irregolare, sformata da una delle navate laterali (la
sinistra) che, essendo più alta e larga, ne stravolge i
lineamenti frontali.
Altre foto:
Chiesa
Facciata
N°1
-
N°2
Abside
N°1
-
N°2
Campanile
N°1
-
N°2
Lato cortile
N°1
-
N°2
-
N°3
|
Pieve di S.Pantaleone
(Pieve a Elici)
|
La
storia della Pieve di S.Pantaleone, inizia ai primi
albori del cristianesimo in lucchesia, nella tradizione
popolare lucchese, non a caso viene considerata una
delle 28 Pievi di S.Frediano (VI secolo), anche se
alcuni storici ipotizzano una sua fondazione intorno al
IV – V secolo, con il dilagare del cristianesimo nelle
campagne, per la sua edificazione fu scelto un piccolo
colle, facilmente raggiungibile da tre antiche vie
versiliesi la via Aurelia, la via Francigena e la via
Traversaria, che ancora oggi sotto diversi nomi la
circondano e soprattutto permettono di ammirare per un
lungo tratto della Versilia, la maestosità della sua
mole, messa in risalto dal colore tipico delle sue
pietre, in contrasto col verde degli oliveti che la
circondano e che nel corso dei secoli hanno sostituito i
boschi di lecci (Ilex– Ilicis) dai quali prese il nome
il luogo, Pieve a Elici (Plebes ad Ilicem). Come già
detto la fondazione della Pieve, i lucchesi
l’attribuiscono a S.Frediano (VI sec.), monaco Irlandese
che visse da eremita nei monti Pisani, eremita che i
lucchesi per acclamazione popolare prima scelsero come
Vescovo di Lucca e poi come Santo, fondatore o no
comunque a lui viene attribuita la costruzione della
prima fabbrica dell’attuale Pieve, inizialmente
intitolata a S.Ambrogio, come conferma il primo
documento (862) nel quale viene citata la Pieve di
Elici, mentre in un documento successivo del 984 a
S.Ambrogio risulta affiancato a S.Giovanni Battista.
Dopo il Mille con il Marchesato di Matilde di Canossa,
la Pieve dei Santi Ambrogio e Battista forse danneggiata
da un incursione Saracena o più semplicemente per essere
ampliata, venne ricostruita dalla Contessa Matilde e
secondo lo storico G.Lera trasformata a tre navate,
ipotesi in contrasto con gli studi del Dinelli che
rimandano la trasformazione a tre navate all’ultima
ricostruzione avvenuta nel XIII secolo, in seguito alla
quale potrebbe essere stata riconsacrata a S.Pantaleone,
cambiamento che in un documento del 1233 risulta già
avvenuto, come si può notare la Pieve di S.Pantaleone,
una delle più antiche di Lucca, ha una storia iniziale
ingarbugliata e piena di incertezze, che in un certo
senso la rende più affascinante delle altre.
Oggi la Pieve grazie a due restauri avvenuti nel 1906 e
nel 1961 ha ritrovato il suo antico splendore, i lavori
eseguiti con cura, hanno ridato lucentezza ai pochi
ornamenti presenti all’interno, che in questo caso non
hanno stravolto più di tanto l’antica tradizione delle
Pievi Romaniche che le voleva nude e spoglie, fra le
poche opere d’arte che nel corso dei secoli sono state
aggiunte al suo interno e che oggi colpisce il
visitatore appena entra figura lo splendido altare
marmoreo attribuito agli scultori Francesco e Leonardo
Riccomanno di Pietrasanta, commissionato nel 1470 dal
Pievano Spinetta de Nobili.
Altre foto:
Pieve
N°1
-
N°2
-
N°3
-
N°4
-
N°5
Vasca Battesimale XIII sec.
Altare marmoreo
|
Pieve S. Gennaro
(San Gennaro) |
Le
origini della Pieve di S.Gennaro, fino ad oggi sono
sconosciute, nonostante venga citata, nel famoso elenco,
delle 28 Pievi fondate da S.Frediano che in realtà, è un
elenco di chiese Battesimali, legate per diversi motivi
(fondazione, ricostruzione od altro) al Santo Lucchese,
il primo documento che attesta, l’esistenza della
chiesa, senza specificarne la collocazione, risale
all’873, in questa prima pergamena, il Vescovo Gherardo,
concesse in allivello ad un certo Ebruardo del fu Unsino,
due case con terreno, locate presso la “ecclesia
S.Genuarii”, per scoprirne l’ubicazione, bisogna
attendere il 980, quando in un documento, del 5
dicembre, il Vescovo di Lucca Wido concesse in allivello
una serie di beni a Domenico figlio di Teudimundo detto
Teutio e i fratelli Leo e Liuprando figli di Ingalberta
detta Inghitia, nell’elenco dei beni, sono comprese
anche tre case appartenenti alla Pieve di San Gennaro,
locata in Asilatta, presso Petrognano, “Plebes Sancti
Ianuarii de Asilattia…..in….Petruniano” (l’attuale
localita), in questo raro documento, vengono citate
anche le 19 “Ville” che in quel periodo, furono
sottoposte alla Pieve, la lista comprende: Casale,
Celle, Fabrica, Flubbiano, Fontanula, Glaretulo, Lama,
Lamula, Laviano, Liccio, Lognano, Mortito, Petruniano,
Sulcini, Sexantula, Tribbio, Tufolo (Tofari), Valle e
Vinea Morelli, attualmente, alla Pievania
sono sottoposte solo
le due chiese parrocchiali di S.Pietro di Petrognano e
di S.Maria Assunta di Tofori.
Nel
Catalogo degli Estimi delle Decime Diocesane, del 1260,
la chiesa verrà rammentata come “Plebes S.Ianuarii cum
cappella de Tofori” e matrice della chiesa di S.Pietro
di Petrognano “ecclesia S.Petri de Petrognano”
L’attuale
fabbrica, edificata probabilmente nell’XI secolo, subì
fino al XIII secolo, diversi lavori di ristrutturazioni,
effettuati in alcuni casi, senza seguire un preciso
disegno, come avvenne in occasione dell’edificazione
delle due navate laterali, decorate esternamente ed
internamente, con elementi di diversa fattura, la navata
più antica e la più decorata è quella, rivolta verso la
borgata detta il Castello (a nord), le sue colonne
leggermente bombate al centro, sorreggono dei capitelli
decorati da numerosi disegni che seguono,
prevalentemente linee geometriche, mentre nell’altra
navata, quella rivolta verso il Borgo (sud), le colonne
e gli stessi capitelli, seguono linee più lineari e
slanciate (in stile corinzio), diversità di stile,
dovuta a due periodi diversi di edificazione (le due
navata, non furono costruite contemporaneamente) e al
conseguente cambio delle maestranze.
Lungo la
navata Sud, quella più recente, in epoca imprecisata,
venne spostato anche il pulpito marmoreo che il Maestro
Filippo, nel 1162, realizzò e collocò di fianco
all’altare, il pulpito nel corso della sua storia, subì
anche diversi interventi di restauro, ma il più
importante venne effettuato alla fine del XVIII secolo,
quando furono riprodotti (con stile diverso), alcuni
pannelli intarsiati della Cassa (solo due degli
originali sono arrivati a nostri giorni), la scultura
più importante del pulpito, è comunque il reggi leggio,
posto al centro del lato frontale della cassa e
raffigurante, la figura mitologica del Tetramorfo che
racchiudeva 4 elementi, conosciuta già in epoca
babilonese e riportata, anche nel libro dell’Apocalisse
e del Nuovo Testamento, uno dei pochi elementi del
pulpito che non ha subito modifiche
Fra in XV
e il XVI secolo, la chiesa venne abbellita con una serie
di opere d’arte di notevole pregio, e alla fine del 1700
e del 1800, al suo interno vennero eseguiti altri lavori
di ristrutturazione
Altre foto:
Facciata
N°1
-
N°2
-
N°3
-
N°4
-
N°5
Pulpito -
N°1
-
N°2
-
N°3
Navata nord
capitelli
N°1
-
N°2
-
N°3
-
N°4
Navata sud
capitelli
N°1
-
N°2
-
N°3
|
Pieve
S.Giovanni (Pieve di Compito) |
Una
delle prime Pievi, della Piana Lucchese, fu fondata in epoca
sconosciuta presso “Compitum”, in località “Villula”, la
Pieve di S.Stefano di Villula, che la tradizione popolare,
vuole fondata da Frediano (VI secolo), viene ricordata per
la prima volta, in un documento del 938 (molto posteriore
alla sua fondazione), con alle dipendenze 12 “Vici”, in una
successiva pergamena datata 953, contenente un atto,
stipulato fra il Vescovo di Lucca e un certo Gheriperto di
Compito, la Pieve di Villula, stranamente la troviamo
intitolata a tre Santi, S.Stefano, S.Giovanni Battista e
S.Maria (citazione che verrà ripetuta, anche più avanti),
mentre in un altro documento del 983, nel quale il Vescovo
Teudigrimo allivellò i beni della Pieve a Sisemondo del fu
Cunerado, viene citato anche l’elenco delle comunità a lei
sottoposte: Cerpeto, Colle, Collina, Colugnola, Computo,
Faeto, Massa Macinaria, Paganico, Tillo, Vico S. Agostino,
Villula, Vinaio e Vinelia, in questo elenco sono escluse le
Terre (o chiese), appartenenti all’Abbazia di Sesto, che in
quel momento dipendeva dalla Santa Sede.
Con le invasioni barbariche, l’incuria del territorio, causò
nella pianura del compitese, un aumento dell’area
acquitrinosa e l’avanzamento del lago di Sesto, questo fatto
provocò lo spopolamento dell’area sottostante alla Pieve di
S.Stefano di Villora, per raggirare il problema a metà dell’XI
secolo, fu deciso di edificare una nuova Pieve, sopra una
collina di Compito che prese il nome di Pieve di Compito, la
nuova Pieve fu riconsacrata ai Santi Giovanni, Stefano e
Maria, ma ai primi del XIII secolo il titolo di S,Stefano
scomparirà (per un certo periodo verrà sostituito da
Frediano) e nel Catalogo degli Estimi della Diocesi di Lucca
del 1260, verrà citata solo come Pieve di S.Giovanni
Battista, con 15 chiese sottoposte: S.Alessandro di Castel
Durante, S.Andrea di Compito, S.Andrea in Selva,
S.Bartolomeo di Ruota, S.Biagio di Farneta, S.Giusto di
Massa Macinaja, S.Maria a Ripa, S.Michele di Colognora,
S.Michele di Compito, S.Michele di Guamo (monastero),
S.Pellegrino di Collina, S.Pietro di Forcone, S.Quirico in
Casale, S.Salvatore di Catignano (Abbadia) e SS.Giovanni e
Andrea di Castelvecchio.
La nuova Pieve, costruita (a tre navate) in un’epoca
turbolenta, dove Lucca e Pisa iniziarono a fronteggiarsi,
venne circondata da una serie di fortificazioni, realizzate
a protezione del mastio, rappresentato dalla torre
campanaria che rimarrà in attività, fino al XIV secolo, col
passare del tempo, la vecchia Pieve di S.Stefano di Villora,
andò in rovina, fino a scomparire, mentre la nuova Pieve,
nel 1728 venne demolita e ricostruita interamente a croce
latina (con tre navate), ulteriori ristrutturazioni furono
eseguite anche ai primi del ‘900.
Altre foto:
Torre campanaria |
|
Pieve S. Paolo
(Pieve San Paolo) |
La
pieve di S.Paolo detta anche in Gurgite, fu una delle
prime chiese fondate in Lucchesia, nonostante venga
citata, come una delle Pievi fondate da S.Frediano, le
sue origini sono ben più antiche, alcuni studiosi
attribuiscono a S.Frediano (VI secolo), solo una prima
ricostruzione (intera o parziale), resa necessaria, per
riparare alcuni danni, subiti durante le scorrerie dei
Goti (V secolo) che colpirono duramente più di una
chiesa lucchese, la primitiva chiesa di Gurgite
(località dove venne fondata) intitolata fin dall’inizio
a S.Paolo, la troviamo citata per la prima volta in una
pergamena del 747 “Santi Pauli de Gurgite”, nella quale
Aurino scambiò alcuni dei suoi beni con un certo Pietro.
La piccola
chiesa assunse il ruolo di Pieve, con la concessione del
Fonte Battesimale avvenuta probabilmente verso la fine
dell’VIII secolo, ipotesi avvallata da una pergamena del
799, nella quale, gli viene accostata per la prima volta
la dicitura “Pieve”, mentre in un successivo documento
del 926, come tradizione di quel periodo la troviamo
citata, come Pieve dei Santi Giovanni Battista e Paolo,
questo documento riguardante le Decime della Pieve,
fornisce anche l’elenco delle chiese, a lei sottoposte
in quel periodo, “Amoniano, Carraia, Ceciliano,
Parasiana, Pomaio, Ponteferrato, Rotta, Taniniano,
Turingo e Valiano” e dal 988 la Pieve verrà rammentata
esclusivamente come Pieve di S.Paolo, dopo pochi decenni
il titolo di S.Giovanni per ragioni a noi sconosciute
scomparse.
Nel
catalogo degli Estimi delle Decime della Diocesi di
Lucca del 1260, troviamo un elenco più dettagliato delle
chiese che gli appartennero, dove alcune delle vecchie
chiese forse scomparse o sottoposte ad altre Pievi, come
avvenne per la chiesa di Capannori “Rotta”, non vengono
più citate, l’elenco comprende la chiese di S.Donato di
Carraia, S.Giorgio di Parezzana, S.Margherita di Santa
Margherita, S.Maria di Paganico, S.Michele di Mugnano,
S.Pietro di Toringo e S.Stefano di Tassignano.
L’attuale
fabbrica venne edificata nel XIII secolo (come
dimostrerebbe la data 1246 scolpita nell’architrave
della porta del campanile), sopra ad una struttura fatta
risalire al XII secolo, che difficilmente appartenne
alla primitiva chiesa, nel 1600 la Pieve subirà un’altra
importante ristrutturazione, con l’aggiunta di due
Braccia laterali, l’impianto si trasformò a Croce Latina
e con la realizzazione del Coro e del porticato, assunse
l’attuale fisionomia.
Altre
foto: Pieve
N°1
-
N°2
-
N°3
Decori facciata
N°1
-
N°2
-
N°3
-
N°4
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