I borghi di Castiglione Garfagnana |
Casone di Profecchia Cerageto Chiozza Isola Mozzanella Piano di Cerreto S.Pellegrino in Alpe Valbona Verucchia (l'antico castello) |
Casone di Profecchia |
Il Casone di Profecchia è una moderna stazione turistica dell’Appennino (1314 s.l.m.), che ha iniziato la sua storia recentemente (metà del XIX secolo), con la costruzione della nuova strada di valico, voluta dal Duca di Modena, per facilitare il commercio fra la Garfagnana e Modena, fino allora penalizzato dal percorso tortuoso e soprattutto pericoloso in inverno, dell’antica via medievale, che da Castiglione Garfagnana giungeva al Passo delle Radici attraversando S.Pellegrino in Alpe. Durante la costruzione della strada, in quel breve tratto piano venne edificato un ricovero, in grado di ospitare gli operai del Duca, oggi accanto a questa prima costruzione se ne sono aggiunte delle altre, grazie anche alla realizzazione di alcuni impianti sportivi (pista da sci e campi da calcetto), che inseriti in una fitta rete di sentieri di montagna, diretti verso le vette (Prado, Cusna, Cella....) e i luoghi più belli di quel tratto dell’Appennino (Lago Santo....), ogni anno in inverno e in estate sono meta di numerosi turisti appassionati di montagna. |
Altre foto: Casone di Profecchia N°1 - N°2 Oratorio Nostra Signora della Montagna N°1 - N°2 - N°3 - N°4 Panorama N°1 - N°2 |
Da visitare le vette dei monti Cusna, Prado, Cella etc.... il Lago Santo e numerosi altri luoghi dell'Appennino |
Cerageto |
Cerageto è un tranquillo borgo, sorto in epoca tardo medievale lungo l’antica via di valico, che ancora oggi attraverso il valico del Passo delle Radici, unisce la Garfagnana e la provincia di Modena, le sue origini sono sconosciute, secondo alcuni storici fra i quali il Raffaelli, potrebbe essersi sviluppato tra il XIII e XIV secolo, grazie ad un lento spopolamento del vicino villaggio “Montepigulo” (da questa altura, gli estensi nel XVII secolo bombardarono a lungo il castello di Castiglione) culminato nel 1377, con il trasferimento della sua chiesa intitolata a S.Martino nel borgo di Cerageto, chiesa che troviamo già citata nella Bolla emanata nel 1168, da Papa Alessandro III da Benevento, diretta al Pievano di Pieve Fosciana. Nel 1453 il borgo rimasto sotto la giurisdizione di Castiglione (caposaldo lucchese in “Terra” estense), come molti altri paesi della Garfagnana cercò di sottrarsi al dominio di Lucca ribellandosi a Castiglione, per porsi sotto la protezione degli estensi, ma i lucchesi soffocarono immediatamente la sommossa e distruggendo le sue fortificazioni, nel 1603 Cerageto rimase coinvolto ancora una volta nella lunga lotta fra i lucchesi e gli estensi per la supremazia in Garfagnana, il generale estense Bentiviglio impegnato con il suo esercito nell’ultimo grande assedio a Castiglione, per ritorsione lo incendiò. |
Altre foto: Cerageto Chiesa di S.Martino Campanile Vicolo N°1 - N°2 - N°3 - N°4 - N°5 |
Chiozza |
Il borgo di Chiozza (da “Villa Claudia” o “Clodia”) sorse e si sviluppò in epoca sconosciuta lungo una delle antiche vie di valico dell’Appennino, che passando da S.Pellegrino in Alpe, collegava Castiglione e il resto della Garfagnana con Modena. Con l’arrivo dei Lucchesi in Garfagnana (XIII secolo), Lucca inizialmente pose “Chiosa” (come verrà citata nello statuto lucchese del 1308), sotto la giurisdizione della “Vicaria a Perpore supra” e quando quest’ultima, nel riordinamento delle “Terre” lucchesi del 1272 fu scorporata, Chiozza venne inserita nella neonata “Vicaria di Castiglione”. All’interno di alcuni documenti lucchesi del XIV secolo, troviamo citato anche il suo castello “Castrum Chioggie”, piccola fortezza posta a guardia dell’antica via di valico, che con il crescere del castello di Castiglione Garfagnana e l’apertura della nuova strada del Passo delle Radici (1859), inizierà a perdere la sua importanza strategica, nell’elenco delle fortezze da ristrutturare redatto da Paolo Guinigi nel 1401, il “castrum” non viene rammentato, primo segnale dell’inizio del suo declino, che successivamente lo porterà a scomparire nel corso dei secoli. La sua chiesa (N°1 - N°2) parrocchiale dedicata a S.Bartolomeo, inizialmente soggetta alla Pievania di Pieve Fosciana e fondata probabilmente intorno al Mille (secondo alcuni storici dalla Contessa Matilde) appare citata per la prima volta all’interno della “Bolla” redatta nel 1168 da Papa Alessandro III, nel 1390 a causa di uno spopolamento del borgo e dei casolari circostanti, venne aggregata insieme all’attuale santuario di S.Pellegrino (in quel periodo Ospedale con annessa una piccola chiesa), alla chiesa di S.Pietro di Castiglione. Nel 1790 la chiesa di Chiozza ottenne dall’arcivescovo di Lucca Filippo Sardi, la facoltà di erigere il Fonte battesimale e il diritto di sepoltura, dopo alcuni decenni il Duca di Modena riuscì a far istituire a Massa, da Papa Pio VII la “Diocesi di Massa Ducale” (18 febbraio 1822), Diocesi a cui furono annesse in pochi anni tutte le chiese delle sue “Terre” di Garfagnana (le due chiesa di Chiozza e di S.Pellegrino vennero annesse nel 1826). L’attuale chiesa di S.Bartolomeo è il risultato di diversi ampliamenti e ristrutturazioni avvenute nel XIX secolo, i lavori iniziarono nel 1828 e furono completati nel 1846, grazie alla generosità del Duca di Modena Francesco IV |
Da visitare L'intero borgo |
Altre foto Chiozza N°1 - N°2 - N°3 Campanile Panorama N°1 - N°2 Vicolo N°1 - N°2 - N°3 - N°4 |
Isola |
Il
piccolo borgo di Isola sorse come il vicino Valbona lungo le
rive del torrente Esarulo, in seguito alla distruzione del
castello di Verucchia (arroccato sopra un’altura poco distante
da Isola), perpetrata dalle soldatesche lucchesi nel 1371,
decisi a punire i castelli che avevano aiutato o offerto rifugio
ai figli di Castruccio Castracane, durante il loro tentativo di
ribellione, gli abitanti di Verucchia costretti alla fuga,
iniziarono a rifugiarsi presso i casolari vicini, da uno di
questi nacque Isola, oggi tranquillo paese immerso nella natura
incontaminata della Valle dell’Esarulo.
Altre foto: Oratorio di S.Barbara |
Mozzanella |
Il piccolo borgo di Mozzanella, si sviluppò dopo il Mille intorno ad un eremo dedicato a S.Salvatore e fondato dai Padri Agostiniani. Di questa borgata sappiamo poco o nulla, le prime notizie legate all’attività dell’eremo di S.Salvatore risalgono al XIII secolo, nei primi Statuti della Repubblica di Lucca (1272 e 1308), probabilmente per le sue modeste dimensioni il borgo non viene citato, i lucchesi ottenuta l’Investitura Imperiale sulla Garfagnana (XIII secolo) lo unirono al castello di Castiglione e da quel momento ne condivise la sorte, nel luglio del 1583 i soldati di Villa Collemandina (castello estense), per vendicare un assalto castiglionese al loro castello, bruciarono e saccheggiarono alcune terre di Castiglione, fra le quali Mozzanella e nel 1603 durante l’ultima guerra combattuta intorno al castello di Castiglione fra estensi e lucchesi, Mozzanella per ritorsione venne incendiato dalle truppe del generale estense Bentivoglio. |
Altre foto: Mozzanella La chiesa Vicolo N°1 - N°2 - N°3 - N°4 |
Piano di Cerreto |
Piano
di Cerreto è una piccola borgata sparsa formatasi in epoca
imprecisata, lungo la strada che da Ponteardeto giunge a Villa
Collemandina, quando i lucchesi nel XIII secolo riuscirono ad
impadronirsi della Garfagnana lo posero sotto la giurisdizione
della Vicaria di Castiglione e come la vicina Mozzanella, nel
1603 venne saccheggiato e incendiato dalle truppe del generale
estense Bentivoglio, impegnate nell’ultimo grande assedio di
Castiglione Garfagnana.
La
piccola chiesina del borgo venne intitolata a S.Antonio da
Padova.
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S.Pellegrino in Alpe |
Il piccolo borgo di S.Pellegrino in Alpe, sorse in epoca medievale intorno ad un antico ricovero “hospitale sancti Peregrini de alpibus”, costruito sull’omonimo monte dell’Appennino Tosco-Emiliano (1525 s.l.m.) intorno al X secolo per offrire riparo e assistenza ai pellegrini che dal nord Italia scendevano verso Roma. Il 6 agosto 1100, davanti al notaro Ugizio di Castiglione Garfagnana un certo Bonatto del fu Albizio effettuò una donazione di alcuni suoi beni locati in “Terme Saloni” a favore della chiesa di S.Pellegrino e del suo ospedale, con l’atto appena citato ha inizio ufficialmente la storia del santuario, anche se il toponomio “Terme Saloni” viene citato anche in documenti molto antecedenti a questo, la prima carta che cita la località “Terme Saloni” (“Terme”= termine, confine di Salone) risale al X secolo e nonostante sia quasi illeggibile, risulta indicare quel luogo come confine della diocesi di Modena con la Toscana. L’antica via di comunicazione, che transitando da “Terme Saloni” univa la valle del Serchio (Lucca) con Modena, con il suo percorso tortuoso fra le vette dell’Appennino e difficile da percorrere specialmente in inverno, fece ricoprire all’ospedale di S.Pellegrino, fin dalla sua esistenza un ruolo molto importante, il risveglio della fede di quel periodo e il crescere del culto in Lucca del Volto Santo spinse miglia di pellegrini (qui potevano riposarsi e rifocillarsi per tre giorni prima di proseguire), a valicare l’Appennino verso le loro mete di pellegrinaggio, a questo importante flusso di pellegrini si interessarono anche i potenti di turno, nel 1187 Enrico IV figlio di Federico Barbarossa elargì a favore dell’ospedale una donazione di “12 iugeri” di terra, cessione che fu confermata successivamente da Federico II nel 1239 e nel 1375 il vicario del vescovo di Lucca autorizzò la questa in suo favore, oltre che in Toscana in molte parti d’Italia Con l’arrivo del XIII secolo, iniziò per S.Pellegrino e per gli altri ospedali una crisi economica che si protrarrà per alcuni secoli, portando alla chiusura molti di questi ricoveri, il calo dei pellegrini e lo scoppio della prima epidemia di peste fecero diminuire sensibilmente le loro entrate, l’ospedale e la chiesa di S.Pellegrino, per far fronte alle spese di mantenimento furono costretti più di una volta a vendere i beni in loro possesso, ma a differenza di altri ricoveri qui lentamente i pellegrini iniziarono a considerare il luogo come un punto d’arrivo e non più un luogo di transito, la piccola chiesa che ospitava anche le reliquie (poste al suo interno in epoca sconosciuta) di S.Pellegrino fondatore dell’ospizio e di S.Bianco suo seguace, iniziarono ad essere oggetto di venerazione, nel corso dei secoli migliaia di fedeli accorsero a venerare questi due Beati, non riconosciuti dalla chiesa, ma che vennero “santificati” dal popolo e dalla loro devozione, che ancora oggi rende il Santuario di S.Pellegrino, uno dei luoghi di fede fra i più frequentati della Toscana e dell’Emilia. Al decadimento dell’antico ospedale corrispose un significativo sviluppo della chiesa (soprattutto dopo la ricomposizione delle due reliquie avvenuta nel 1666), ormai avviata a diventare un Santuario e quando nel 1859 fu costruita una nuova strada a tre chilometri di distanza, per collegare la lucchesia con l’Emilia, il flusso dei suoi fedeli non diminuì. Nel 1970 il parroco Don Luigi Pellegrini raccolse miglia di oggetti e attrezzi abbandonati nelle cantine e nelle soffitte, che per decenni erano serviti alla sopravvivenza della popolazione di quelle montagne e le usò per allestire un museo negli antichi locali dell’ospedale, oggi chiamato Il Museo Etnografico Provinciale “Don Luigi Pellegrini”, gli ingressi del museo e della chiesa sono collocati all’interno del “Voltone” il tratto coperto dell’antica via medievale |
Da visitare Dal borgo si dipanano molti sentieri di montagna, diretti verso i punti più belli dell'Appennino, tutti ben segnalati e riportati nelle apposite mappe |
Altre Foto Campanile Panorama N°1 - N°2 Ingresso Santuario Ingresso voltone Voltone N°1 - N°2 - N°3 - N°4 - N°5 |
S.Pellegrino in Alpe fotografato da Marco Fusari | ||
Valbona |
Valbona, piccolo borgo della Valle dell’Esarulo, iniziò a svilupparsi verso la fine del XIV secolo, in seguito alla distruzione del vicino castello di Verucchia (1371), che obbligò i suoi abitanti a emigrare verso i casolari vicini, uno di questi (probabilmente un mulino) posto vicino alle sorgenti del torrente Esarulo “Piccolo Serchio”, diede origine al paese, oggi nel borgo è ancora presente un antico mulino, che ha visto “girare” le sue macine per quasi quattro secoli (1600 – 1970), prima di venire adibito ad uso abitativo. La distruzione del castello di Verucchia, segnò anche la fine della sua chiesa, ciò spinse il popolo di Valbona a edificare una propria chiesa (XV secolo) dedicata a S.Paolino. |
Altre foto: Valbona Campanile Vicolo N°1 - N°2 - N°3 |
Verucchia (l'antico castello) |
Il castello di Verucchia, è una delle tante fortezze della lucchesia andate perse nel corso dei secoli, della sua storia conosciamo poco o nulla, oggi le principali notizie in nostro possesso provengono dalle memorie storiche di alcuni storici (Pacchi, Raffaelli e De Stefani), che nel passato attirati dalle fantasiose leggende popolari che lo circondavano approfondirono l’argomento. Verucchia antico borgo fortificato da un castello, venne fondato sopra un ripido contrafforte nei pressi di Balbona, probabilmente in epoca tardo-romana, ipotesi confermata dal ritrovamento in loco, di alcuni decori scolpiti sopra delle pietre appartenenti alla sua chiesa, simili a dei fregi (VIII sec.) presenti nella chiesa di S.Pietro di Careggine attribuibili alla stessa mano. Il castello e la sua chiesa “Ecclesiam S.Jacobi de Verucola” (in seguito la chiesa verrà citata come dei SS.Cristoforo e Jacopo di Verucchia), vengono citati per la prima volta in un documento, nella “Bolla” del 1168 spedita al Pievano di Pieve Fosciana da Papa Alessabdro III, durante un suo soggiorno a Benevento, successivamente in un altro documento ecclesiastico del 1194, riguardante i possedimenti del Vescovo di Lucca viene citato nuovamente il castello. Con l’inizio del XIII secolo le notizie del castello di Verucchia si intensificano, il 27 aprile 1212 il Vescovo di Lucca Roberto donò in feudo la “Terra” di Verucchia, a Rosselmino figlio di Rolando de’ Monti (l’antico Montalfonso) appartenente al casato dei Signori de’ Monti, parenti dei Conti di Bacciano. Nel febbraio del 1227, i lucchesi dopo aver preso e incendiato Castiglione assediarono ed espugnarono anche Verucchia, alcuni mesi dopo gli uomini ed i consoli del borgo (Comune libero) giurarono fedeltà al Vescovo di Lucca, obbligandosi a versargli ogni anno 12 Denari Lucchesi e a soccorrere ed accogliere fra le sue mura i cittadini lucchesi. In quel periodo la Repubblica di Lucca (filo-imperiale) entrò in lotta con il Papa (Gregorio IX) incorrendo in diversi periodi nella scomunica papale, innescando in Garfagnana una serie di eventi bellicosi che sconvolsero la vita dei suoi castelli, questa disputa causò più di una volta degli attriti fra gli uomini di Verucchia e quelli di Castiglione, che mal tolleravano certi privilegi accordati al vicino castello. L’indipendenza del Comune di Verucchia terminò con la “Bolla” emanata da Papa Innocenzo IV il 25 maggio 1253, con la quale Verucchia fu inserito nella giurisdizione di Castiglione, mantenendo ugualmente lo status di Comune libero. Nel 1356, gli Antelminelli nel tentativo di impadronirsi nuovamente di Lucca, oltre che ad organizzarono delle rivolte in Garfagnana posero l’assedio a Castiglione (finito in mani pisane), Pisa informata dell’accaduto inviò dei rinforzi costringendo gli Antelminelli alla fuga, prima di valicare l’Appennino i figli di Castruccio Castracane, lasciarono un presidio armato nel castello di Verucchia sotto il comando di Giovanni di Ser Bianco da Castiglione, le soldatesche pisane che inseguivano gli Antelminelli assediarono e costrinsero alla resa il castello, danneggiando le sue difese, che con la cosiddetta pace degli Antelminelli (1371) verranno distrutte completamente dai lucchesi, rientrati nuovamente in possesso di Verucchia, la distruzione del castello narrata nelle “Croniche” del Sercambi decretò anche la fine del borgo. La sua chiesa appartenete al Capitolo dei Canonici di S.Martino, dalla quale dipendevano le comunità di Balbona e di Isola condivise le sorti del borgo, dopo esser stata unita a quella di S.Pietro di Castiglione (1391), iniziò a perdere la sua importanza e la costruzione della chiesa di Balbona (XV secolo) decreterà definitivamente la sua fine, dopo esser stata abbandonata, nel corso dei secoli andrà completamente distrutta (come tutto il resto). |