Arte |
Ghivizzano (Coreglia Antelminelli) - Croce di Bartolomeo Arcomanni |
Musei |
Lucca Barga Colognora (Pescaglia) Coreglia Antelminelli S.Pellegrino (Castiglione Garfagnana) |
Arte |
Ghivizzano Croce di Bartolomeo di Marco degli Arcomanni |
Verso la fine del XIV secolo, la comunità di Ghivizzano desiderosa di dare lustro al loro paese, decise di abbellire la loro chiesa patronale dei SS.Pietro e Paolo, con una croce in argento dorato, per la sua realizzazione venne incaricato il giovane orafo Bartolomeo di Marco degli Arcomanni, che la portò a termine presso la sua bottega di Lucca nel 1391, dietro precise indicazioni degli allora “Operai della Chiesa” Niccolao del fu Puccino e Piero del fu Ciompo, dimostrando grande maestria e talento e realizzando forse la sua opera d’arte più bella. La croce a causa del suo valore non si trova più all'interno della chiesa parrocchiale di Ghivizzano ma è conservata presso la Curia Arcivescovile di Lucca, purtroppo non potendo mostrarvi una foto, qui sotto vi illustreremo una sua descrizione. La croce, alta circa un metro, sul lato frontale ha scolpito in rilievo Dio Onnipotente crocefisso, con le raffigurazioni (ai suoi lati punta destra e sinistra della croce) di S.Giovanni evangelista e la beata Vergine Maria e in basso appena sopra un pomo posto alla sua base, l’immagine di S.Nicolao, sul lato opposto al centro è raffigurato S.Pietro con le chiavi in mano ben strinte (volendo identificare in quel gesto un segno di potere e potenza del comune di Ghivizzano), con ai suoi lati l’immagini di S.Matteo e S.Vincenzo e in basso l’immagine di S.Stefano. Oltre alle due figure principali Dio Onnipotente e S.Pietro e ai sei santi raffigurati, Bartolomeo adornò la croce lateralmente con una serie di ghiande (cosa inusuale in quel periodo, la maggioranza delle croci realizzati dai vari orefici lucchesi nel 1300 vennero adornate lateralmente da piccole palle), da una piccola miniatura colorata dipinta al centro della croce sul lato frontale e dall’immagine di una Fenice posta in alto del lato opposto a rappresentare come narra la leggenda la morte e la resurrezione. |
Per ulteriori informazioni su Bartolomeo di Marco e le sue opere consultate la scheda, da noi realizzata e pubblicata su tuttostoria.net |
Musei |
Lucca |
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Museo Nazionale di Palazzo Mansi e Pinacoteca Nazionale |
Via Galli Tassi, 43 Lucca Tel: 0583-55570 Biglietteria 0583 583461 fax: 0583-312221 Orari di Apertura: estate feriali 8.30-19.30 - festivi 8.30-13.30 chiuso il lunedì Inverno feriali 9-19 - festivi 9-14 chiuso il lunedì |
Palazzo Mansi, risalente alla fine del 500, venne acquistato dallo stato, nel 1965 dagli eredi della famiglia Mansi, per restauralo e adibirlo a museo. Il museo aperto nel 1977, occupa l’intero palazzo, 32 sale d’esposizione, al primo, terra vi troviamo un laboratorio funzionante, di tessitura con esposti una serie di telai e manufatti, provenienti da un lascito effettuato da Maria Memack, nei piani superiori, oltre al sontuoso arredo del palazzo, nelle sale della pinacoteca, possiamo ammirare grazie a una donazione di Leopoldo II di Asburgo Lorena alla città, in occasione dell'annessione di questa al Granducato di Toscana, opere del Tintoretto, del Veronese, di Tiziano, di Luca Giordano e di altri artisti italiani, di scuola romana-fiamminga e toscana. Al primo piano, posiamo ammirare il salone più prezioso del palazzo, il Salone della Musica, con un palco per l’orchestra, decorato da affreschi di Gian Gioseffo del Sole 1688 e da cornici architettoniche di Marcantonio Chiarini. Altre sale degne di nota sono: “la stanza dell’alcova”, “la sala degli specchi” e la “cappella”. |
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Barga | |
Il museo è ospitato all’interno del Palazzo
Pretorio, costruito nella metà del 300, per ospitare il Podestà mandato da
Firenze, per amministrare il comune. Nella stanza d’ingresso, la più grande,
dove anticamente il Podestà, dava udienza al popolo e vi giudicava i condannati,
risalta sulla parete di fronte alla porta d’ingresso, un dipinto, raffigurante
la Vergine Assunta in cielo, con accanto S.Cristoforo (patrono di Barga) e
S.Arsenio (venerato a partire dal 1521) e una scritta in latino, sotto
l’affresco invocante la protezione divina, sul popolo e sulla giustizia.
Raccomando a te, o vergine che sali al cielo, il popolo bargeo e i suoi padri, il quale fin dall’antichità ci scelse protettori insieme a te. Cosi, col tuo aiuto mai la nostra giustizia possa fallire Le altre sale del museo, ospitano dei reperti archeologici rinvenuti nella zona, utensili e attrezzi dei primi insediamenti umani, avvenuti all’indomani delle glaciazioni, reperti etruschi e liguri. Nei sotterranei sono visitabili l’antiche prigioni, mentre all’esterno del palazzo, sul muricciolo, che divide le scale esterne, conducenti al carcere e la loggia del palazzo, troviamo ancora oggi, l’antiche misure in uso a Firenze in quel periodo, per la lunghezza “il Braccio Fiorentino”, che sul lato destro riporta anche le misure dei “Coltelli”e per le quantità lo “Staio Fiorentino” e il “Mezzo staio. |
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Colognora (Pescaglia) |
Museo del Castagno | ||
A Colognora (600 s.m.l ),
piccola frazione del comune di Pescaglia, ubicata nella
rigogliosa e verdeggiante Val di Roggio, sorge il Museo
del Castagno splendido esempio di salvaguardia e
conservazione di tradizioni legate al “Castagno”, pianta
che per secoli a retto l’economia di Colognora e di
tante atre zone della lucchesia. Il museo fondato nel
1985 è ospitato in un antica abitazione del borgo e
dispone anche di una sezione all’esterno dell’edificio,
di un metato e di una selva dotata di carbonaia e di
capanna di paglia.. All’interno del museo sono stati
allestiti due percorsi, il primo tratta la lavorazione
del legno, la ripulitura delle selve, la raccolta dei
frutti, l'essiccazione delle castagne, la battitura
delle castagne e infine la molitura, il secondo
percorso, finisce il ciclo illustrando la conservazione
e l’uso dei prodotti alimentari, ricavati dalle
castagne. All’ingresso del museo è esposto uno spettacolare tronco di castagno con una circonferenza di 5,60 mt, un diametro di 1,80 mt e dalla rispettabile età di 500 anni |
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Coreglia Antelminelli | |
Museo della figurina e dell'Emigrante Via Del Mangano, 17 55025 Coreglia Antelminelli LU Telefono 0583 78082 Fax 0583 78419 Web Comune Coreglia Antelminelli Info museofigurina_coreglia@tin.it | |
Il Museo,
istituito nel 1975, nei locali di Palazzo Vanni, vuole
raccontare al visitatore l’antico mestiere del figurinaio I figurinai o figurasti, erano artigiani, che realizzavano dei manufatti in gesso, spostandosi spesso a piedi, come dei nomadi da una città all’altra e anche da uno stato all’altro. Quando arrivavano, in una città, come prima cosa cercavano un posto, dove allestire il loro laboratorio-abitazione e utilizzando appositi “Stampi” e quei pochi attrezzi, che usavano portarsi dietro, iniziavano a realizzare le loro statuette, spesso lavoravano la notte, andando a venderle il giorno, girando di porta in porta. La loro non era una vita facile, dovevano lottare tutti i giorni con la fame, l’intemperie, le malattie, senza mai fermarsi , cercando sempre di raggranellare un po’ di soldi per aiutare le famiglie rimaste al paese. Le collezioni, esposte nel museo, sono formate da statuine realizzate tra Settecento e Novecento dai figurinai più bravi, da attrezzi per la fabbricazione degli “Stampi”(i più antichi in gesso provenienti da donazioni di privati,inizio Ottocento e più recenti in caucciù, prima metà del Novecento) e da alcuni documenti, illustranti i metodi di lavorazione usati nei vari secoli. Tra i pezzi esposti più pregiati, troviamo dei Gattini del settecento, colorati con il fumo delle candele, una maschera di Cavour e delle statuette raffiguranti i vari personaggi del presepe. |
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S. Pellegrino in Alpe
(Castiglione
di Garfagnana) Museo Etnografico Provinciale "Don Luigi Pellegrini" |
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Il museo venne aperto nel 1970 grazie a don Luigi Pellegrini l’allora parroco di S.Pellegrino in Alpe che con pazienza raccolse nelle case del borgo utensili e attrezzi abbandonati nelle soffitte e nelle cantine, per allestire nel vecchio ospizio medievale del santuario una mostra sulla civiltà rurale della Garfagnana e in particolar modo dell’Appennino Tosco-Emiliano. Questo primo allestimento ( oltre 4.000 pezzi), diede vita al “Museo della Campagna e della Vita di Ieri”. Nel 1987 il museo venne donato alla Provincia di Lucca che lo intitolò al suo fondatore. Attualmente il museo è disposto in 14 sale nelle quali possiamo ammirare i vari ambienti di vita quotidiana rurale dell’inizio del XIX sec, la camera da letto, la cantina, la bottega del ciabattino, la bottega del fabbro con una parete piena di chiavi appese, la cereria,etcc… |
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