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I borghi di Vergemoli
Calomini    Fornovolasco

 

Calomini
Calomini
Calomini, piccolo borgo arroccato sul fianco orientale delle Alpi Apuane, deve il suo nome al colle sul quale si erge, denominato anticamente “callis minor”, nonostante le prime notizie documentate della sua esistenza risalgano al 1105 ( “Calumine” viene nominato all’interno di un Placido della Contessa Matilde), le sue origini probabilmente si perdono nella notte dei tempi, all’interno della grotta “Buca delle Fate” poco distante dal borgo,  nel 1977 furono ritrovate delle punte di frecce, dei frammenti fittili e delle ossa umane appartenenti a oltre 20 uomini, risalenti al periodo “eneolitico”.
Successivamente a questo primo insediamento umano sorto presso questa “grotta sepolcrare”, nella zona si insediarono i Liguri-Apuani, che intorno al 180 a.C. dopo una serie di cruente guerre furono sostituiti dai romani, primi veri colonizzatori della valle.
In epoca longobarda Calomini appartenne alla famiglia dei Porcaresi, ma dopo una serie di vicende all’inizio del XIII secolo furono costretti a venderlo ai lucchesi insieme ad altre “Terre” per 2.100 Lire lucchesi.
Sotto il dominio dei lucchesi il borgo fece parte per un lungo periodo della Vicaria di Barga, ma nel 1331, i fiorentini entrati in guerra con loro riuscirono a sconfiggerli, prendendo definitivamente possesso di Barga, Calomini con le altre “Terre” della Vicaria di Barga, rimaste in mano ai lucchesi, vennero riunite andando a formare una nuova Vicaria quella di Gallicano.
In seguito alla caduta  a Lucca di Paolo Guinigi, nella Valle del Serchio i due eserciti ripresero a scontrarsi e a saccheggiare le terre in mano al nemico, ciò spinse nel 1430 alcuni borghi fra i quali Calomini, a chiedere protezione a Niccolò III d’Este Marchese di Ferrara, entrando cosi a far parte della Provincia della Garfagnana Estense, gli Estensi quando presero possesso di queste nuove “Terre” inserirono Calomini sotto la giurisdizione della Vicaria di Trassilico.
Nonostante la protezione degli Estensi, i lucchesi insidiarono a lungo quelle terre perse e approfittando delle piccole liti che sorgevano fra i paesi confinanti dei due schieramenti, penetrarono più di una volta a saccheggiare o ad arrecar danno in territorio Estense, come avvenne il 17 luglio 1583 quando incendiarono Calomini e Vergemoli.
Negli anni successivi il borgo rimanendo fedele agli Estensi ne condivise le sorti, restando sotto il loro dominio fino all’unità d’Italia, eccetto la breve parentesi napoleonico del Principato a Lucca di Elisa Baiocchi e della Repubblica Cisalpina.
Da visitare:  Dal punto più in alto del colle, dove sorge la chiesa parrocchiale dedicata a S.Tommaso, si può ammirare a levante una parte della Valle del Serchio e a Ponente la cavità naturale del Monte Forato  e  L'eremo di Calomini
Altre foto         Calomini            Porta chiesa           Iscrizione facciata chiesa          Vicolo   N°1 - N°2 - N°3 - N°4 - N°5 - N°6
Fornovolasco 
Fornovolasco
Fornovolasco, piccolo borgo che sorge alla base meridionale delle due Panie (Pania della Croce e Pania Secca), oggi divenuto famoso per la Grotta del Vento (una delle più belle d’Italia, non ha un’origine antichissima come altri borghi vicini, ma viene a formarsi intorno al XIII secolo, in seguito all’attività di estrazione del ferro di alcune miniere del luogo.
Il suo nome “Forno de Volascho”,  nella credenza locale viene fatto risalire a un certo Conte Volascio di Brescia, arrivato in loco con degli esperti dell’estrazione e fusione del ferro provenienti da Bergamo e Brescia
Questo piccolo borgo “minerario”, circondato dalle Alpi Apuane ( N°1 - N°2 - N°3 - N°4 ) appare citato per la prima volta all’interno di un atto del 4 dicembre 1284, dove dei lombardi di “Forno Volastro”risultano cedere alcuni terreni, ai sindaci dei paesi di Teringo e Livigliano, per appianare delle controversie sorte per questioni di confine e del mancato rispetto di alcune agevolazioni riguardanti l’uso del carbone in loro favore “Jus Lignandi”, mentre all’interno di un contratto di vendita datato 7 febbraio 1308 troviamo le prime notizie di una fonderia,
il Notaro di Camaiore Ser Antonio di Ser Filippo registrò un contratto di vendita per conto
di una compagnia mercantile camaiorese, di una quantità di ferro proveniente dall’Elba e
destinato a un forno di fusione posto in “Furno Volaschi, vicarie Barge”.
Nel riordinamento giuridico della Garfagnana del 1272, i lucchesi posero Fornovolasco sotto la giurisdizione della Vicaria di Barga, ma quando nel 1331 questi ultimi persero Barga dopo esser stati sconfitti dai fiorentini, fecero confluire Fornovolasco all’interno della nascente Vicaria di Gallicano.
Dopo la caduta di Paolo Giunigi a Lucca, alcune “Terre” della Garfagnana fra le quali Fornovolasco (1430), per sfuggire alle scorrerie dei fiorentini chiesero protezione a Niccolò d’Este, Marchese di Ferrara, gli estensi si inserirono immediatamente nella lotta fra Lucca e Firenze per il dominio della Garfagnana, che dopo una serie di vicende e di piccoli conflitti subì una nuova spartizione, che durerà fino all’unità d’Italia (escluso il periodo napoleonico con Elisa Baiocchi a Lucca), con questa nuova situazione politica, Fornovolasco venne incorporato nella Vicaria di Trassilico (istituita nel 1451), che insieme alla Vicaria di Castelnuovo e Camporgiano andò a formare la “Garfagnana Estense”
In tutti questi anni le miniere di fornovolasco funzionarono a fasi alterne, per la mancanza di strade e per le varie difficoltà nell’estrarre e trasportare i vari metalli, nel 1486 il Duca Ercole I d’Este si recò personalmente a visitare questo polo siderurgico nascosto fra le montagne e quattro anni più tardi, volendo rinnovare le sue munizioni (cercò di sostituire le pietre da Bombarda con delle palle in ferro estratto dalle sue miniere), dopo aver investito dei denari, ordinò ai maestri forgiatori di Fornovolasco di produrne in quantità, operazione che per la quantità di scorie e impurità presenti in quel ferro purtroppo non fu possibile portare a termine. Nel 1702 il Duca Rinaldo d’Este effettuò un ultimo tentativo per sfruttare queste risorse offerte dalle montagne e avvalendosi della collaborazione del geologo P.Peyrè e affidando la conduzione dei lavori al Cav. Domenico De Corradi riuscì a riaprire per 18 anni alcune miniere di ferro e rame.
Da visitare:  Il borgo,  la Grotta del Vento (per informazioni consultate la nostra scheda presente nella pagina "Lucca Fora") e per gli amanti della montagna, le Alpi Apuane che circondano il borgo, offrono escursioni adatte a tutti attraverso sentieri ben segnalati e vie ferrate per i più esperti, meritano una visita le vette del "Monte Forato" della "Pania della Croce", della "Pania Secca" e del "Pizzo delle Saette"
Altre foto         Chiesa di S.Francesco           Fontana          Torrente Turrite         Piccoli ponti nel borgo N°1 - N°2 - N°3         Vicolo n1          Vicolo n2    
  Vicolo n3        Vicolo n4        Vicolo n5        Vicolo n6          Vicolo n7          Casa nel bosco

 

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