Frammenti di storia di Lucca |
XI Secolo | XII Secolo | XIII Secolo | XIV Secolo |
XI Secolo |
Le prime crociate – Nel 1096, giunse a Lucca, per una breve sosta, Urbano II (il pontefice della prima crociata), da ritorno dal concilio di Clairmont, prima di intraprendere il viaggio verso Roma, il pontefice benedì nel prato del Marchese, vicino a l’attuale porta S.Anna .i crociati provenienti dalla Francia, capitanati da Ugo di Vermandois , fratello del re, da Roberto di Normandia, da Roberto di Fiandra e da Stefano di Bois. Alcuni lucchesi, si unirono ai Francesi, come già era avvenuto nel 1087 quando Pisani e Genovesi, senza il consenso imperiale e pontificio, ma di propria iniziativa compirono una spedizione vittoriosa a Mahadiah.. La presenza di lucchesi, nella prima crociata, è confermata dal racconto fatto da un certo Bruno, commerciante lucchese che nel 1097, imbarcato su una nave inglese “cum navibus Anglorum” partecipò all’assedio di Antiochia, al suo ritorno a Lucca, oltre a raccontare le gesta dei crociati vittoriosi, raccontò di aver trovato nel campo di Antiochia, molte monete lucchesi (la Lira moneta autorizzata da Ottone I).. |
XII Secolo |
Lucca e Pisa in guerra – Ai primi del 1100, durante la lotta scatenatesi fra Enrico IV e il figlio Enrico V, tra le città toscane si formano due schieramenti, Lucca , insieme a Firenze, Arezzo e Pistoia si schierarono con Enrico IV, mentre Pisa con Volterra e Siena appoggiarono Enrico V. Per alcune città come Lucca e Pisa, la scelta dello schieramento non fù casuale, ma nascondeva la difesa dei propri interessi, il principale motivo di litigio fra le due città confinanti, era il libero transito delle merci, lungo il fiume Arno e il possesso della sua foce. Tra il 1104 e il 1105, si ebbero i primi scontri, i lucchesi nonostante la morte di Enrico IV, avvenuta ai primi di agosto sconfissero i pisani a Massa Pisana e a Riprafatta facendo prigionieri i rispettivi castellani, continuando a combattere i pisani per altri 5 anni, fino al 1111 quando Enrico V, venuto in Toscana, durante la sua discesa verso Roma, facendo opera di mediazione, confermò a Lucca i privilegi concessi dal padre, mentre Pasquale II, da parte sua riconfermò i privilegi della chiesa lucchese, che nel frattempo si era arricchita ulteriormente, ricevendo l’eredità del conte Ugo Cadolinghi, alleato di Lucca. |
XIII Secolo |
Lucca guelfa soccombe ai ghibellini
- In seguito alla vittoria
ghibellina di Montaperti (4 settembre 1260), combattuta dai
fiorentini aiutati anche dai lucchesi, Lucca rimase l’unica
città guelfa della Toscana, i pisani aiutati dal nuovo Podestà
di Firenze Guido Novello di fede ghibellina, gli mossero
immediatamente guerra, invadendo e occupando alcune “Terre”
lucchesi. Lucca, sperando nell’aiuto del giovane Corradino di Svevia resistette fino 1265, poi dopo una serie di insuccessi, abbinati al mancato intervento di Corradino fu costretta ad arrendersi allo strapotere ghibellino, cercando di concludere una resa onorevole. I lucchesi restituirono i prigionieri catturati nella battaglia di Montaperti, ricevendo in cambio la restituzione di alcune delle sue “Terre” perse e per dimostrare la loro fedeltà ai nuovi padroni, vennero costretti ad ospitare in città, una guarnigione tedesca comandata da Donzello Gonzaga, che l'amministrò prima come Vicario di Guido Novello e poi come Podestà. |
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Lucca batte moneta a Pisa - I guelfi dopo la sconfitta di Montaperti, sotto il comando di Carlo D’Angiò si riscattarono il 28 febbraio 1266 a Benevento, permettendo ad un altro guelfo Guido Guerra, Vicario dell’Angioino di liberare Lucca dal giogo ghibellino. Appena liberata, la città vide insediarsi al suo comando con la carica di Podestà il vittorioso Carlo D’Angiò (fino al 1272, nominato dal Papa Vicario Imperiale e paciere della Toscana), la guerra con Pisa si riaccese immediatamente, i pisani aiutati dal giovane Corradino di Svevia, penetrarono nuovamente in territorio lucchese fino a Pontetetto, ma in seguito con la sconfitta di Corradino a Tagliacozzo (24 agosto 1268), i lucchesi dopo aver subito il saccheggio pisano delle case fuori Porta S.Pietro, aiutati dai fiorentini vendicarono l’affronto subito dai suoi eterni rivali, giungendo con una spedizione punitiva fin sotto le mura di Pisa, dove per spregio batterono moneta, un fiorino fiorentino con un lucchese a cavallo, del valore di 43 soldi lucchesi. |
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L’impero cerca di ristabilire la sua autorità – Durante il XIII secolo, l’impero cercò più di una volta di ripristinare la sua autorità sulle città toscane, che abilmente erano riuscite a liberarsi dai vincoli di soggezione all’impero. Nel 1273 Rodolfo I d’Asburgo, tramite il suo Vicario fece un primo tentativo, riuscendo solo con Pisa e San Miniato, dopo alcuni anni nel 1286, ci riprovò non fallendo un altra volta, il suo Vicario Princivalle Fiesco dei conti di Lavagna, facendosi corrompere, vendette alle città toscane la giurisdizione imperiale, Lucca per liberarsi dall’obbligo di versare la rendita al Vicario, stabilita da Enrico IV nel secolo precedente, gli versò 12.000 fiorini d’oro e nel 1297, per sottrarsi al giogo imperiale, diede al Vicario Adolfo di Nassau 18.000 fiorini d’oro, questi ultimi finirono poi tutti nella borsa di Bonifacio VIII, che chiamato a fare opera d’intermediazione, convinse il vicario a ritornare in Germania, barattando i fiorini d’oro raccolti in toscana, con un vescovato per il fratello. |
XIV Secolo |
Primo
assalto di Uguccione a Lucca – Alla morte di Arrigo VII , Pisa per
proteggersi chiamò come capitano del popolo, con l’ufficio di podestà,
Uguccione della Faggiola, Vicario imperiale di Genova, condottiero un po’
avanti con gli anni ma sempre pronto all’azione. La parte più moderata del
comune( mercanti, armatori e rappresentanti del commercio), nonostante il
forte esercito messo a disposizione di Uguccione, considerava molto
importante militarmente l’alleanza con Lucca, e nel settembre del 1313
capitanati da Banduccio di Buonoconte,cercarono la pace nel Convegno di
Quosa, fra gli Anziani di S.Zita. La pace, non fu possibile raggiungerla,
per il comportamento tenuto dal lucchese Bonturo Dati che rifiutò di rendere
Asciano, vantandosi, di averci piantato sette specchi, perché le donne
pisane vi si mirassero. I pisani, sentendosi sbeffeggiati, iniziarono a
guerreggiare per tutto il Contado lucchese, ritirandosi ogni qual volta i
fiorentini, cercavano di venir in soccorso dei lucchesi, nel novembre
Uguccione, ruppe gli indugi e avanzò con decisione verso Lucca, arrivando
fino al Borgo di S.Pietro Maggiore ( l’attuale
S.Concordio), dove ricordandosi del Bonturo, si burlarono dei lucchesi
cantando.
Hor ti specchia, Bontur Dati
Ch’è lucchesi hai consigliati:
Lo die di San Fridiano
Alle porte di Lucca fu il pisano
L’arrivo dei fiorentini anche questa volta fu provvidenziale e Uguccione si ritirò, momentaneamente, in seguito, il 14 giugno, aiutato da Castruccio entrerà vittorioso in Lucca. |
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La signoria dello Spinola - Alla morte di Castruccio, l’imperatore Ludovico il Bavaro, non confermò Arrigo, figlio di Castruccio, come vicario di Pisa e del suo distretto, riprendendo cosi il controllo e l’autorità su Lucca. Questo gesto d’ingratitudine, verso gli Antelminelli fu apprezzato dalle famiglie lucchesi, rivali di Castruccio e quando il Bavaro, battè cassa i lucchesi gli versarono ben 90.000 fiorini.. Nel marzo del 1329, quando Ludovico si ritirò dalla Toscana vendette Lucca a Francesco Castracane, zio e nemico dei figli di Castruccio, per 22.000 fiorini. Un mese più tardi, il 15 aprile le truppe Tedesche del Cerruglio, presso Vivinaia, con un colpo di mano si impadronirono di Lucca e nominarono suo signore Marco Visconti, La situazione politica della città, come purtroppo era d’abitudine in quel periodo, cambiò di nuovo dopo appena due mesi, il 30 giugno il Visconti lasciò Lucca ai Maniscalchi teutonici di Vivinaia, che dopo aver cercato di venderla ai fiorentini, che non si fidarono, la vendettero a Gherardo Spinola, il 2 settembre per 60.000 fiorini.. Era appena passato un anno, dalla morte di Castruccio e Lucca dopo esser stata alla merce del miglior offerente vide, insediarsi fra le sue mura la Signoria dello Spinola. Firenze vedendo sfuggire la possibilità di impadronirsi di Lucca, con gli intrighi politici e con i denari, decise di prenderla con la forza e il suo esercito guidato da Alamanno degli Obizi ( fuoriuscito lucchese), penetrò nel suo territorio e cinse d’assedio la città. I lucchesi, per evitare la presa della città, consegnarono ai fiorentini lo Spinola e chiesero aiuto a Giovanni di Lussemburgo, re di Boemia e di Polonia che inviò le sue truppe in aiuto di Lucca, costringendo i Fiorentini alla fuga il 25 febbraio 1331. |
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La signoria di Giovanni di Boemia – Re Giovanni di Lussemburgo, figlio di Arrigo VII re di Boemia e di Polonia, quando venne in soccorso dei lucchesi, contro i fiorentini, era disceso in Italia, per celebrare le nozze, di suo figlio Carlo, il futuro imperatore Carlo IV, con la figlia del Duca del Tirolo, come condizione per il suo intervento, chiese la signoria di Lucca, per il figlio appena sposato, con diritto di successione ereditaria. Durante la sua breve signoria, 31 mesi, cercò di contrastare, riuscendoci Firenze, sconfiggendo i fiorentini, nel Valdarno, in Valdinievole, in Val di Serchio (a Barga ) e riuscendo a riprendere il castello di Vivinaia, al quale cambiò nome chiamandolo Montecarlo. Riformò anche gli statuti del Comune e delle Curie, il 9 agosto 1333 riaffermò, il voler riportare i confini di Lucca ai tempi di Castruccio, ridando a Lucca Coreglia e Pietrasanta. Nonostante queste promesse, a causa delle onerose richieste di denari, che gravavano sempre di più sul popolo, l’entusiasmo e le simpatie, iniziali dei lucchesi, verso il boemo iniziarono a scomparire, gli Antelminelli cercarono di approfittarne e nel settembre del 1333, tentarono senza riuscirvi d’impadronirsi della città, due giorni dopo, sedata la rivolta il Boemo li bandi come traditori. Re Giovanni, come aveva conquistato velocemente il potere in Italia, cosi lo riperse, Lucca fu una delle ultime signorie, che perse, o meglio che vendette, la cedette per 35.000 fiorini d’oro, ai fratelli Marsilio, Pietro e Rolando dei Rossi di Parma, nominati suoi Vicari il 3 ottobre 1333 |
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Festa della libertà – Dopo la morte di Castruccio Castracane la situazione politica a Lucca precipitò, per molti anni la città finì in balia del miglior offerente, fino a quando nel luglio del 1342 i pisani riuscirono ad impadronirsi della città e del suo contado, ristabilendo un periodo di calma politica, che i lucchesi ben presto definirono “Servitù Babilonese” e quando l’8 aprile 1369 l’Imperatore Carlo IV liberò Lucca dal giogo pisano, i lucchesi per festeggiare il ripristino della libertà decisero di chiamare diversamente la “Domenica in Albis” (la 1° dopo Pasqua) che ricorreva in quei giorni, da quel giorno la festività diventò la “Domenica della Libertà” e venne festeggiata in città e nel contado, negli anni successivi sia in città e in alcuni paesi la tradizione continuò, oggi a distanza di molti secoli in molti paesi si festeggia ancora la “festa della Libertà”, fra questi figura anche il borgo di Pieve Fosciana, che nella domenica successiva alla Pasqua ospita una grande fiera detta “Fiera della Libertà” che ogni anno richiama migliaia di visitatori. |
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