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I borghi di Molazzana
Alpe S.Antonio   Brucciano   Cascio   Eglio   Montealtissimo   Sassi

 

Alpe S.Antonio
Alpe S.AntonioAlpe S.Antonio, è una borgata di case sparse (m 866 s.l.m.) lungo le pendici della Pania Secca (la Regina delle Apuane), abitate un tempo solo dai pastori, oggi questa borgata si è trasformata in un piccolo centro turistico estivo, i turisti attratti dalla bellezza del luogo col passare degli anni si sono sostituiti ai pastori e dopo aver acquistato i casolari e le vecchie capanne del luogo le hanno ristrutturate conservandone l’aspetto, nel 1656 nella borgata venne edificata una chiesa, posta alle dipendenze del parroco di Sassi intitolata a S.Martino, nel 1904 fu elevata a parrocchia ma rimase senza parroco.
Oggi il borgo è diventato anche un punto di partenza per alpinisti esperti o semplici escursionisti della “domenica”, da qui partono numerosi sentieri adatti a tutti, diretti verso le vette della “Pania Secca”, “Pania della Croce”, “Pizzo delle Saette” e “Monte Forato”, oltre a queste cime è possibile raggiungere tramite sentieri adatti anche ai più giovani, il Rifugio Rossi (m 1609 s.l.m.) e il Rifugio del Freo (m 1180 s.l.m.)
 
Altre foto:    Chiesa               Campanile
Brucciano
BruccianoBrucciano è un piccolo paese delle Alpi Apuane posto fra Molazzana e Calomini, le sue origini secondo alcuni storici risalirebbero all’epoca romana e più precisamente al fondo agricolo di un colono romano un certo Eburciani “fundum Erburciani”, toponomio che nel corso dei secoli si evolverà in “Burtiano”, “Burciano” e infine Brucciano.
Le prime notizie documentate del borgo le troviamo in un documento del 1275, nel quale un certo Bernardo del fu Orlandino da Porcari, lasciò le rendite di alcuni suoi beni locati in Molazzana e Brucciano, alla sorella Marina monaca in quel tempo nell’eremo di S.Andrea di Cascio:
Della sua storia sappiamo poco o nulla, probabilmente per le sue piccole dimensioni e per la sua vicinanza a importanti castelli (Cascio, Molazzana e Trassilico), fu costretto a seguire il corso degli eventi senza potersi opporre, fece parte della Vicaria lucchese di Barga e quando i barghigiani si diedero ai fiorentini, venne inserito nel 1344 dai Pisani nuovi padroni della Valle del Serchio e di Lucca  nella Vicaria di Gallicano, Vicaria che alcuni anni dopo con la discesa in Italia di Carlo IV di Boemia al termine della cosiddetta “servitù babilonese” verrà consegnata ai lucchesi
Nel 1430 Brucciano insieme ad altre “Terre” della vicaria di Gallicano, chiese ed ottenne protezione dal Niccolò III d’Este Marchese di Ferrara, ponendosi definitivamente sotto la giurisdizione degli estensi. Nel 1583 inseguito a delle liti di confine fra i paesi lucchesi e quelli estensi si accese in Garfagnana la guerra fra i due eserciti, il 16 luglio gli estensi forti di mille fanti e 200 cavalieri comandati da Nicolao Aguzzo e Leandro Grillezzoni, invasero e saccheggiarono le “Terre” lucchesi della Vicaria di Minucciano, il giorno seguente i lucchesi per rappresaglia devastarono e bruciarono alcune “Terre” estensi  fra le quali Brucciano.
La sua chiesa intitolata a S.Sisto (N°1 - N°2), per le modeste dimensioni del borgo dal 1500 al 1740 venne unita a quella di Molazzana, durante l’ultimo conflitto  un bombardamento la distrusse completamente e alla fine della guerra fu necessario riedificarla
Altre foto:       Brucciano        Vicolo  N°1 - N°2 - N°3 - N°4 - N°5 - N°6 - N°7 - N°8 - N°9 - N°10 - N°11
Cascio
CascioCascio è uno dei più antichi borghi del comune di Molazzana, alcuni storici analizzando il suo toponomio lo farebbero risalire all’epoca romana, “Fundum Cassii” terre del colono Cassio, le prime notizie documentate del borgo le troviamo in una pergamena del 968, nella quale la Contessa Wilma madre di un certo Ugo, dona una chiesa dedicata ai Santi Stefano e Lorenzo e delle terre locate in “Cassio” alle monache di S.Ponziano (Lucca), successivamente “Saxi” (Cascio) viene citato anche in un placito redatto dalla contessa Matilde, il 10 luglio 1105 durante la sua visita a “Villa Foxana” Pieve Fosciana.
Il Borgo ospitò fin dai primi anni del Mille, un importante castello intorno al quale per molti secoli si combatterà, ai primi anni del XII secolo quando i lucchesi iniziarono a espandere i loro confini, i Porcaresi signori di Cascio cercarono di sottrarsi al loro dominio alleandosi con i pisani, i lucchesi per vendicare l’affronto nel febbraio del 1170 inviarono in Garfagnana i soldati del quartiere di S.Pietro e Gervasio, l’esercito lucchese comandato da Beradigo da Bozzano assaltarono il castello di Cascio e bruciarono l’intero borgo, dopo la morte di Federico II Lucca si impadronì dell’intera Garfagnana e Cascio venne inserito sotto la giurisdizione della Vicaria di Barga (1272), i Porcaresi nonostante fossero stati costretti a cedere i loro castelli a Lucca riuscirono a conservare per alcuni anni dei beni a Cascio, in un documento del 1296 vengono citati per l’ultima volta (il casato dei Porcaresi nel 1209 in seguito all’uccisione del Podestà di Lucca, era anche stato bandito all’Imperatore Ottone IV).
Con la morte di Castruccio Castracani Lucca e il suo contado divennero terre di conquista per fiorentini e pisani, nella pace stipulata fra le due città (9 ottobre 1342), Firenze e Pisa si spartirono le terre della Vicaria di Barga, le terre situate sulla riva destra del Serchio fra le quali Cascio furono assegnate a Pisa, che le pose sotto la giurisdizione della nuova Vicaria di Gallicano e con la discesa in Italia di Carlo IV di Boemia la Vicaria di Gallicano verrà riconsegnata a Lucca.
Nel 1430 Cascio e molti altri Castelli della Garfagnana, stanchi delle continue lotte fra Lucca, Pisa e Firenze chiesero protezione a  Niccolò d’Este Marchese di Ferrara, gli estensi accolsero la richiesta e si insediarono con il suo esercito in Garfagnana, ma purtroppo per Cascio invece della pace negli anni successivi portarono la guerra.
Il castello di Cascio nel nuovo assetto politico della Garfagnana, venne a trovarsi a ridosso delCascio confine fra i due stati, situazione che lo portò ad esser assaltato più di una volta dai lucchesi, il primo attacco lo subì il 17 luglio del 1583, le truppe lucchesi devastarono la sua campagna bruciando tutto quello che trovarono, nel luglio del 1602 l’esercito reggiano agli ordini del Marchese Ippolito Bentivoglio assediò il castello lucchese di Castiglione, i lucchesi per salvare Castiglione inviarono delle truppe ad assediare Molazzana e a saccheggiare le sue terre, il loro capitano Iacopo Lucchesini prima di dirigersi su Molazzana, fece occupare e incendiare il castello di Cascio, costringendo il Bentivoglio a dirottare una parte del suo esercito impegnato nell’assedio a salvare Molazzana e le sue terre.
Dieci anni dopo l’esercito lucchese si ripresentò sotto le mura di Cascio e questa volta gli uomini del castello ritenendosi pochi e male armati si arresero senza combattere, provocando l’ira dei suoi protettori, due anni dopo quando il Bentivoglio rioccupò il castello, imprigionò una trentina di uomini per impiccarli, la popolazione del borgo chiese intercessione al Duca Cesare, il sovrano concesse la grazia ordinando ai frati lucchesi della chiesa di S.Lorenzo (gli intermediari della resa) di abbandonare il castello e obbligò la popolazione di Cascio a ricostruire l’intera fortificazione del paese a proprie spese.
Questa fu l’ultima azione di guerra in cui rimase coinvolto il borgo, nel  XX secolo durante l’ultimo conflitto Cascio si ritroverà lungo la Linea Gotica e il suo destino di terra di confine si riproporrà tragicamente dopo molti secoli di pace. 
La chiesa intitolata ai Santi Stefano e Lorenzo, edificata prima del Mille fu ceduta nel 968 alle Monache di S.Ponziano (Lucca), successivamente nel 1378 venne affidata  ai padri Benedettini Olivetani, che nel XVII secolo tramite il Vescovo di Lucca ottennero il trasferimento nella chiesa di S.Pietro di Nocchi (Camaiore), il loro stemma è sempre presente sulla porta della canonica. All’interno della chiesa è da segnalare una terracotta invetriata di notevole pregio, realizzata da Benedetto Buglioni raffigurante la Madonna col Bambino, nel 1804 venne innalzato il campanile e la chiesa fu ampliata e ristrutturata.
Altre foto:      Chiesa        Campanile         Panorama         S.Rocco         Vicolo N°1 - N°2 - N°3 - N°4
Castello di Cascio
Un baluardo del castello di CascioIl primo incastellamento di Cascio avvenne probabilmente con lo scoppio delle guerre comunali, i vari feudatari della Garfagnana per difendersi dall’arrivo dei lucchesi, provvidero a rafforzare le vecchie fortificazioni di origine romane e a incastellare i borghi sprovvisti di fortificazioni.  
Nel 1613 il castello si arrese senza combattere ai lucchesi, gli estensi lo considerarono un tradimento e quando ne rientrarono in possesso obbligarono i suoi abitanti a ricostruirlo a loro spese, le mura e il torrione che oggi possiamo ammirare appartengono a quest’ultima ricostruzione, il progetto fu affidato al Pasi (l’ingegnere che progettò la fortezza di Montalfonso), la spesa iniziale prevista intorno agli ottomila scudi, al momento dell’approvazione il governatore Ricci memore del tentativo degli uomini di Cascio, di coinvolgerlo nel loro tradimento del 1613 per vendetta l’aumentò portandola a diciottomila scudi, spesa che costringerà gli abitanti di Cascio ricchi e poveri a enormi sacrifici, al termine dei lavori gli estensi vi stabilirono un presidio permanente di dodici soldati.
Due porte d’ingresso del castello, rimaste intatte nel tempo e alcuni baluardi inseriti in un lungo tratto delle sue mura di cinta, mostrano ancora oggi lo splendore dell’antico castello, inoltre recenti scavi archeologici hanno riportato alla luce le rovine del suo palazzo.
Altre foto:       Baluardi N°1 - N°2         Mura castello          Porte castello N°1 - N°2          Feritoia porta d'ingresso          Palazzo N°1 - N°2 - N°3
Porta d'ingresso lato di ponente Rovine del palazzo Porta d'ingresso lato di levante
Eglio
EglioLe origini di questo borgo sono difficili da scoprire ed interpretare, nei documenti antichi viene citata una località “Jello” spesso identificata in Eglio, nonostante nella successiva evoluzione della lingua questo termine può riferirsi anche al termine “Gello”, località presente nel comune di Pescaglia e in altre due province toscane.
La difficoltà nell’interpretare l’origine del suo toponomio, ha portato gli storici locali a fornire più di una ipotesi, alcuni lo farebbero derivare dal greco “elios” (sole), altri l’attribuirebbero a un fondo agricolo concesso ad soldato romano in pensione, un certo Elio “fundum Ellii” (già attribuito anche ad altre località).
Fra le prime notizie storiche riferite a Eglio, lo storico Raffaelli narra di un documento del X secolo, nel quale “Jello” risulta pagare dei tributi a “Villa Foxana” (Pieve Fosciana), documento che il canonico Ricci attribuisce al 952.
Il 19 marzo 1313, l’Imperatore Arrigo IV inserì il paese di Eglio (insieme al vicino Sassi) fra le terre della Vicaria di Camporgiano, nata da uno smembramento parziale della Vicaria di Castiglione e concessa dallo steso Imperatore a Spinetta Malaspina. In seguito alla morte di Castruccio Castracane, Firenze e Pisa si spartirono le terre lucchesi e i due paesi verranno inseriti inizialmente nella Vicaria di Gallicano (pisana) e quando Carlo IV di Boemia liberò Lucca dal giogo pisano, ritorneranno sotto le insegne lucchesi, restandoci fino alla loro richiesta di protezione inoltrata a Niccolò d’Este Marchese di Ferrara (1430).
Il paese di Eglio nella sua storia resterà sempre legato al vicino Sassi, condividendone le sorti fino all’Unità d’Italia, la piccola comunità nel 1494 ottenne il permesso di costruire una propria chiesa (sempre alle dipendenze di S.Frediano di Sassi), dedicata in origine a S.Frediano e successivamente intitolata a S.Maria e S.Rocco, chiesa che solo nel 1726 divenne parrocchia, ricevendo nel 1902 anche il Fonte Battesimale, ma solamente nel 1934 grazie alla rinuncia del parroco di Sassi, Bernardino Corsi diventerà una Rettoria indipendente.
Altre foto        Torre campanaria N°1 - N°2           Fontana         Vicolo  N°1 - N°2 - N°3 - N°4
Montealtissimo
Montealtissimo di Molazzana
Borgo di origine medievale o longobarda, che prende il nome dalla posizione geografica di un’antica torre, a base quadra edificata intorno al XII secolo poco più in alto dell’attuale borgo, sviluppatosi nel corso dei secoli intorno alla sua chiesa intitolata ai SS.Jacopo e Filippo, l’esistenza dell’antica torre fu  confermata in occasione di alcuni scavi archeologici nella zona, che riportarono alla luce le sue fondamenta e dei ciotoli di ceramica databili XII – XIV secolo.
Le prime notizie storiche di questo piccolo borgo, le troviamo all’interno del “Placito” emesso il 10 luglio del 1105 dalla Contessa Matilde, in occasione della sua visita a Pieve Fosciana “in Munte Altissimo”, altre notizie del borgo e più precisamente della sua chiesa le troviamo all’interno della Bolla Ponteficia emessa da Papa Alessandro III, il 23 dicembre 1168 da Benevento “Ecclesia S.Jacobi de Montealtissimo”, chiesa che nel catalogo degli Estimi della Diocesi di Lucca del 1260 risulta tassata con 34 libbre lucchesi.
Nel XIII secolo, quando i lucchesi riuscirono ad impossessarsi della Garfagnana, Montealtissimo (i Porcaresi suoi Signori dopo aver lottato a lungo furono costretti a cederlo a Lucca) venne inserito inizialmente nella “Vicaria Perpore Infra” e successivamente nella Vicaria di Barga e quando Barga nel 1341 si diede volontariamente a Firenze, dopo una serie di eventi che videro Lucca in balia di Firenze e Pisa, venne inserito nella neo-costituita Vicaria pisana di Gallicano e quando Carlo IV di Boemia liberò la città dal gioco pisano la Vicaria di Gallicano diverrà Lucchese, alcuni anni dopo il castello di Montealtissimo verrà citato nell’elenco dei castelli fedeli all’Imperatore Carlo V del 1376 “Castrum Montis Altissimi”.
Con la fine della Signoria lucchese di Paolo Guinigi, Montealtissimo come molti altri castelli garfagnini chiese protezione agli estensi, che nel 1451 lo inseriranno nella Vicaria estense di Trassilico, ai primi del 1600 i nuovi signori del castello entrarono in guerra con i lucchesi e l’intera zona per 18 anni fu teatro di violenti scontri, nel 1613 le soldatesche del generale lucchese Jacopo Lucchesini assaltarono e incendiarono Montealtissimo, cinque dei suoi abitanti che si erano opposti furono impiccati nel colle vicino, detto ancora oggi il “Colle delle Forche”, con la firma a Vienna della definitiva pace fra le due fazioni del 27 agosto 1618, il paese condividerà la sorte fino all’Unità d’Italia, con Molazzana suo attuale capoluogo comunale.
Delle origini della sua chiesa (nel XVI secolo verrà intitolata ai SS.Filippo e Giacomo) sappiamo poco, quella che oggi possiamo ammirare forse non è l’originaria struttura, secondo alcune credenze popolari il primo edificio sarebbe stato edificato all’interno del castello, mentre altri racconti la indicano fondata in quel luogo in tempi remoti come “Hospitale”, fra le poche notizie arrivate a noi segnaliamo una visita pastorale compiuta nel  1575, durante la quale fu imposto il suo restauro da Giovanni Battista Castelli sostituto Vescovo Guidiccioni.
Altre foto:        Montealtissimo   N°1 - N°2 - N°3         Chiesa         Campanile        Panorama
Sassi
Sassi e la sua rocca
Il borgo di Sassi sorse in epoca remota, a ridosso di uno strapiombo roccioso, che con un salto di circa 470 metri si tuffa nella Torrite Secca, tipico torrente delle Alpi Apuane.
Le prime notizie documentate del borgo risalgono all’849, in occasione di un’esecuzione testamentaria riguardante una proprietà posta in località “Saxi finibus Castrinovo”, successivamente Sassi viene citato anche in un documento del 952, insieme alle località “Elio” Eglio e “Grancilla”  Grancia (paese oggi scomparso, ridotto ad un casolare). 
Nel 1105 Sassi “Saxi”appare all’interno di un “placito”, redatto dalla Contessa Matilde di Canossa durante la sua visita alla Pieve di “Villa Foxana” Pieve Fosciana, a favore della Badia di Pozzeveri e successivamente nel 1168 all’interno di un placito emesso da Papa Alessandro II da Benevento al pievano di “Villa Foxana” (Pieve Fosciana), viene citata anche la sua chiesa intitolata a S.Frediano. 
Sassi come gli altri castelli vicini nel XIII secolo finì inesorabilmente sotto il dominio lucchese, i suoi signori furono costretti da Federico II a cedere la rocca alla città lucchese, dopo che quest’ultima aveva ricevuto dallo stesso Imperatore, l’Investitura Imperiale sulla Garfagnana, dopo una prima appartenenza nel 1272 alla Vicaria di Barga (lucchese) e nel 1313 alla Vicaria di Camporgiano, alla morte di Castruccio Castracane quando Firenze e Pisa si spartirono Lucca e le sue terre, venne inserita nella Vicaria di Gallicano (pisana) e quando Carlo IV di Boemia liberò Lucca dal giogo pisano, Sassi ritornò lucchese, restandoci fino alla sua richiesta di protezione a Niccolò d’Este Marchese di Ferrara (1430).
Il 28 luglio 1524 il Governatore estense della Garfagnana, Ludovico Ariostò illustre poeta dell’epoca, si recò in visita alla rocca di Sassi per valutarne lo stato di conservazione, nell’estremo tentativo di dissuadere il Duca Ercole II, intenzionato a chiuderla per una questione di bilancio (in estate la visita viene rievocata con una Festa Medievale).
Gli estensi amministrarono il borgo fino all’Unità d’Italia, eccetto la parentesi napoleonica e nelle lunghe guerre scoppiate in Garfagnana fra lucchesi ed estensi, il paese venne risparmiato grazie alla sua posizione isolata, distante da Molazzana e dal valico di Monteperpoli, cosa che non avvenne in tempi moderni, quando nell’ultima guerra, Sassi trovandosi lungo la Linea Gotica subì numerosi bombardamenti
 
  La rocca di Sassi
La Rocca di Sassi 
Nella parte in alto del colle in prossimità del dirupo, venne costruita probabilmente in epoca tardo-romana, una rocca con al suo interno l’antica chiesa di S.Frediano di Sassi, questa prima fortificazione fu distrutta intorno alla seconda metà del XIV secolo, dai lucchesi impegnati in Garfagnana, a sedare la rivolta istigata dai figli di Castruccio Castracani, desiderosi di riprendersi la città dopo la morte del padre, appena soffocata la ribellione i lucchesi la ricostruirono immediatamente e nel 1393 la rocca verrà concessa in feudo ai nobili di Dalli dal Vescovo di Lucca. Quando la rocca passò sotto la giurisdizione degli estensi, i ferraresi ritenendola in quel momento uno dei punti strategici per la difesa della loro “Provincia di Garfagnana” provvidero a rafforzarla e a riarmarla, ma l’elevato costo di mantenimento delle molte fortezze della Garfagnana, nel 1537  spinse il Duca Ercole II ad affidare la rocca di Sassi a una famiglia del paese e questa smilitarizzazione segnò l’inizio della sua rovina, nel 1600 risulterà già semi-distrutta, oggi oltre all'antica torre di segnalazione è visibile solo il lato di ponente della rocca, nella parte più in alto della rocca, se si è muniti di cannocchiale è possibile vedere i più famosi castelli della valle del Serchio.
 
Chiesa di S.Frediano di Sassi
L'antica chiesa di S.Frediano di Sassi fondata prima del Mille e probabilmente ristrutturata dalla contessa Matilde (una leggenda locale la vorrebbe edificata da lei), L'antica chiesa di Sassifino alla metà del XIV secolo dipese dalla Pieve di S.Giovanni di Fosciana, poi i suoi parrocchiani stanchi di recarsi alla lontana Pieve (circa 4 miglia di sentieri montani) per ricevere il battesimo e gli altri sacramenti chiesero al Vescovo di Lucca la concessione del Fonte Battesimale, privilegio che gli fu accordato dopo alterne vicende anche per venire incontro alle esigenze dei popoli di Eglio e Grancia. Nel dicembre del 1483 Battista figlio di Bartolomeo “Operaio” della chiesa, commissionò al maestro Civitali la realizzazione di un tabernacolo in marmo per i SS.Sacramenti del valore di 8 ducati d’oro, oggi del tabernacolo si sono perse le tracce e non sappiamo se nel corso dei secoli sia andato perso o distrutto, o che forse come hanno ipotizzato alcuni storici interessati alla vicenda, non è mai stato iniziato dal maestro, nonostante i due ducati d’oro ricevuti in acconto alla momento della firma del contratto.
Fra i vari lavori effettuati al suo interno per abbellirla, è da segnalare la ricostruzione del soffitto, realizzato in legno intagliato e dipinto.
Nel 1642 nel borgo, sviluppatosi ai piedi della rocca venne costruito un piccolo oratorio dedicato alla Madonna di Loreto, che nel 1803 fu deciso di ampliare per ospitare la nuova chiesa di S.Frediano quando si decise di abbandonare la vecchia (verrà utilizzata come chiesa del cimitero ricavato all’interno della rocca), ritenuta ormai scomoda e pericolosa per i molti fulmini che si abbattevano intorno alla rocca.  
Da visitare  Il Borgo e la sua rocca
Altre foto         Sassi         Ingresso antica chiesa        La rocca  N°1 - N°2 - N°3          Panorama  N°1 - N°2          Una casa  
Vicolo  N°1 - N°2 - N°3 - N°4 - N°5 - N°6

 

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