"Ante diem sanctae Crucis" | ||
Lucca Festa della Santa Croce Rievocazione storica multiepoca organizzata nel Quartiere di S.Frediano in occasione dei festeggiamenti della Santa Croce. |
Gallerie fotografiche edizione 2011 | ||
Le origini di "Ante diem sanctae Crucis" | ||
1096:
Papa Urbano II ha proclamato la prima Crociata per riportare alla
Cristianità la città di Gerusalemme; ospite della Gran Contessa
Matilde di Toscana giunge a Lucca in Novembre per la Festività di
San Martino per chiedere al Volto Santo la Benedizione sull’impresa
Crociata e sugli uomini che la compiranno. Assieme al Papa giungono a Lucca, dalle più lontane contrade di Europa, pellegrini, cavalieri, nobili,genti d’arme con il loro seguito di famigli e armati: tutti dovranno ornarsi con la rossa Croce di stoffa, benedetta nel nome del Sanctus Vultus de Luca; siamo tra Ognissanti e la Festa di San Martino quando i Crociati si accampano fuori delle Mura di Lucca. In questo contesto storico, comprovato da un documento conservato in Archivio di Stato a Firenze che narra un viaggio effettuato da Guido dei Conti Guidi del Casentino e dal suo famiglio Rimondino di Donnuccio, professione “Luparo”, il chiarissimo Prof. Franco Cardini, insigne Medievista, situa uno dei suoi “romanzi” storici "l’Avventura di un povero Crociato" e illustra in modo semplice ed efficace quale era la scena che da lontano si presentava a colui che avesse guardato verso le Mura della Città all’imbrunire”…..attorno ai fuochi dei bivacchi, presso il fossato delle Mura, si discuteva animatamente….." e ancora "….attorno alle tre tende…si disponevano grandi fuochi accesi sui quali si cucinava e presso i quali poi i pellegrini dormivano all’addiaccio”…..Sono le tende di Guido dei Conti Guidi, nobile casentinese diretto in Terra Santa con il suo piccolo esercito, anch’egli giunto in Lucca per ricevere la rossa croce benedetta. Il giorno prima della partenza la moltitudine crociata si riversa in Città: al mercato occorre far provviste, acquistare oggetti necessari al viaggio, fare una sosta da una meretrice – chissà quando capiterà un’altra occasione e si potrebbe non tornare dall’Impresa - . Questa è la motivazione storica di un Campo militare medievale sotto le Mura, tra l’altro proprio nel tratto più antico inserito nell’ultima Cerchia cinquecentesca, e del Mercatino all’interno della postierla di San Frediano. Abbiamo approfittato di una sorta di “licenza poetica” nel realizzare Campo e Mercato; i nostri armati, le tende, le suppellettili, i banchi rievocavano un periodo dalla fine del 1200 alla fine del 1400, ma l’atmosfera che si creava sul luogo poteva ben essere quella di “quei” bivacchi e di “quel Mercato”. Molte cose naturalmente sono mancate: l’intensa spiritualità di chi credeva ancora in una santa causa per cui combattere, gli odori e i profumi che avrebbero aggredito il visitatore dal futuro, nauseandolo, le leggende di Santi e Guerrieri e di terre europee lontane dalla Toscana narrate attorno ai fuochi; ma all’imbrunire si sono visti i fuochi accanto alle tende dove arrostiva la carne, le lanterne e le fiaccole intente a penetrare appena la tenebra, le armi nelle rastrelliere baluginanti come allora e i falchi dei falconieri intenti a stridere ogni tanto, ansiosi di una preda. E i fanti, i balestrieri deposti elmi,cappelli di ferro e cotte si sono seduti alle mense per godersi i bocconi di carne e i boccali di vino: come allora. E all’indomani hanno smontato il campo non più per l’Impresa di Gerusalemme e per salvare l’Imperatore d’Oriente ma per tornare al mondo di oggi, ormai senza Storia e senza Poesia. Giannoni Bruno Associazione Historica Lucense |
||
La manifestazione | ||
Galleria fotografica edizione 2011 | ||
Anno Domini 2009 1° Edizione | ||
L’accampamento | ||
Le associazioni Historica Lucense e Mansio Hospitalis Lucensis hanno curato l’allestimento di un accampamento medievale composto di una ventina di tende. Prendendo come punto di riferimento un avvenimento storico realmente accaduto e testimoniato, ovvero la benedizione, durante santa croce, degli eserciti crociati diretti alla conquista di Gerusalemme nel 1096 d.C. Si è voluto riportare Lucca al periodo del suo massimo splendore, quando pellegrini, fedeli e crociati giungevano da ogni parte per adorare Il Volto Santo o per avere la sua protezione. Anche la porzione di mura medievali scelta per questo evento è stata particolarmente adatta e apprezzata,infatti la maggior parte delle associazioni storiche rievocava il XIII secolo. Tutto il luogo era delimitato dai fossi cittadini e ben lontano dalle modernità,così quando il visitatore passeggiava nell’accampamento faceva un vero e proprio salto nel passato, dove ogni dettaglio, ogni tenda , ogni personaggio, realizzato con dovizia e cura dei particolari, riportava alla mente il clima che doveva esserci al tempo della crociata. Oltre la vita da campo, svolta per due giorni in particolare concentrata nei giorni 11/12 settembre, con la preparazione di piatti e ricette tipiche del ricettario medievale, si è svolta nel pomeriggio la ricostruzione di uno scontro fra gli armati (leggere “cronaca della battaglia”). Ma lo spettacolo non è finito qui; il calare delle tenebre è stata annunciato e salutato dai colpi di artiglieria del gruppo Historica lucense, che hanno risuonato impetuosi nella città. Le tenebre hanno cambiato ogni cosa, sono state accese le candele, le lanterne e i bracieri; l’accampamento luminoso e ordinato di giorno,di notte ha perso i suoi confini tingendosi di oscurità, ogni oggetto, tenda e figura si è ammantata d’ombra,illuminata da una luce fioca e tremolante, le voci si sono fatte sommesse, lontane e ovattate quasi sussurri. La nebbia lentamente saliva dai fossi serpeggiando nell’accampamento mentre il fumo dei fuochi si disperdeva dappertutto contribuendo a creare un atmosfera irreale, nella quale anche i turisti sembravano far parte. La Terra Santa non sembrava adesso così lontana Quando verso mezzanotte si è cominciato a togliere le tende e a riporre gli abiti storici,già un velo di malinconia è sceso sui nostri volti. Tutto è andato per il meglio, con la soddisfazione degli organizzatori, dei partecipanti alla manifestazioni e ovviamente del pubblico. Un sentito ringraziamento al “blasfemo” Bruno Giannoni a tutto l’ufficio cultura del comune di Lucca e all’opera delle mura che hanno permesso e finanziato il tutto. Arrivederci al prossimo anno. Diego Micheli Magister di Mansio Hospitalis Lucensis |
La battaglia |
Per mantenere la coerenza con il lavoro svolto durante ante diem sanctae crucis, pure questa parte è stata molto curata e particolareggiata con l’inserimento di una “trama” storica credibile: infatti questa battaglia non ha mai avuto luogo a Lucca, ma è stata la riproposizione di un conflitto che insanguinò la toscana e l’Italia nel XIII secolo, ovvero l’eterna lotta fra guelfi e ghibellini. Anno domini 1260 La morte dell’imperatore Federico II non ha placato le lotte fra le città italiane. Dalla popolazione lucchese delle campagne giungono notizie allarmanti:una squadra di ghibellini capeggiata da pisani e da fuoriusciti lucchesi sta razziando il contado provocando gravi danni all’economia cittadina. Il comune decide allora di intervenire allestendo un accampamento appena fuori dalla cerchia muraria, l’obbiettivo è semplice:intercettare e distruggere i ghibellini. Tra le file guelfe spiccano i cavalieri di san Giovanni della magione lucchese, chiamati per dare sacralità alla battaglia e combattere l’eresia ghibellina,e alcune macchine d’assedio tra cui un imponente trabucco. Ma mentre i comandanti guelfi stanno discutendo i dettagli del piano di battaglia, gli esploratori,che pattugliavano il perimetro dell’accampamento danno l’allarme: i ghibellini sono alle porte. E’ il caos: i genieri corrono alle macchine d’assedio in tutta fretta tentando d’armare il trabucco e le baliste il più velocemente possibile. Nell’accampamento capitani e sergenti sbraitano ordini per armare le truppe e disporle sul campo di battaglia, ma non hanno ancora finito che il sibilo inquietante del trabucco rompe la confusione, gli sguardi dei fanti, dei genieri e dei cavalieri sono rivolti al proiettile di pietra appena partito, che attraversando tutto il campo cade con un tonfo fragoroso a pochi metri dalla formazione nemica, alzando un gran polverone (Con tanto di stupore del pubblico che credeva che il proiettile di 7 kg fosse finto). I ghibellini dopo un primo momento di stupore per l’accoglienza ricevuta, si riorganizzano, serrano i ranghi e avanzano inesorabilmente.Grazie al fuoco di copertura anche i guelfi riescono a schierarsi, mentre le macchine d’assedio continuano a vomitare una pioggia di proiettili sugli sventurati. Ormai entrambi gli schieramenti capiscono che lo scontro sulla lunga distanza sta volgendo a termine. I comandanti danno ordine alle fanterie di avanzare; a stento gli uomini vengono trattenuti nei ranghi, l’eccitazione per la pugna è troppo forte … Pochi istanti e le due schiere cozzano violentemente raggiungendo una situazione di stallo. Il rumore sordo dei colpi inferti agli scudi si propaga nell’aria, le armi in asta s’incrociano selvaggiamente sulle teste dei combattenti in cerca di uno spiraglio da colpire, la bronzea mazza del magister dell’Ordine di san Giovanni cala pesantemente su uomini,usberghi e scudi, gli arcieri ghibellini, con precisione chirurgica, scagliano le loro mortali frecce dalle retrovie.. I lucchesi sono meglio armati e addestrati, ma non riescono a prevalere, anzi perdono terreno e sono costretti a un ripiegamento tattico sul ponte di legno che collega l’accampamento al campo di battaglia. Una strettoia perfetta e pericolosa che avrebbe annullato ogni vantaggio numerico mettendo in mostra il valore dei fanti e dei loro comandanti. Ed è qui che si consuma la tragedia: le truppe pisano-ghibelline si dividono, mentre il grosso degli uomini si spinge sul ponte, un piccolo manipolo, armato alla leggera, salta il fossato minacciando direttamente l’accampamento, ma viene prontamente neutralizzato dai servientes della magione. Le perdite da parte degli attaccanti scardinano tutti gli schemi e permettono una possente controffensiva guelfa che al grido di “DEUS VULT!” li ricaccia al di là del ponte. Lì una serie di duelli mette a tacere i rivali di Lucca lasciandoli esamini sulla fredda terra. La città è salva , i vincitori alzano al cielo spade, scudi e lance, oggi la giornata e loro. Vincitori e vinti,dopo una stretta di mano,e aver salutato il pubblico che ha assistito allo spettacolo (veramente numeroso per essere stata la prima volta) si sono diretti all’accampamento accolti da boccali traboccanti di fresca e gustosa birra. Micheli Diego Magister di Mansio hospitalis lucensis |
Gallerie fotografiche edizione 2011 | |||||||
L'accampamento | |||||||
|
|||||||
La battaglia rinascimentale | |||||||
|
|||||||
La battaglia medievale | |||||||
|